da www.affaritaliani.it
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Nell’ordinanza di custodia cautelare con cui i magistrati
milanesi hanno ottenuto l’arresto di 20 persone nell’ambito dell’inchiesta sulle intercettazioni illegali, infatti “è emerso che, quanto meno all’interno del settore security di Telecom, Tavaroli godeva di ampia autonomia nel dettagliare le attivita’ compiute tanto nel contenuto quanto nelle dimensioni e agiva con grande frequenza mediante operazioni fuori sistema e non riferiva costantemente a nessuno se non al presidente”.
Quindi secondo i magistrati milanesi Tronchetti era al corrente di tutta la questione intercettazioni.
Non solo. L’ attività svolta “a favore di
Telecom e Pirelli” avrebbe procurato, secondo il gip Paola Belsito, un ricavato “ingente di 20 mln di euro in 8 anni”. Cipriani avrebbe poi gestito il denaro, aiutato dal suo commercialista, creando delle società estere “che non avevano altra funzione se non quella di consentirgli di fatturare a loro nome le attività svolte a favore dei Gruppi Pirelli e Telecom, e di essere poi pagato, all’estero, su conti ad esse intestati, e che servivano a loro volta per rendere irrintracciabile il denaro e dirottarlo verso paradisi fiscali”
Intanto da New York, Prodi torna sul caso Telecom. In un’intervista con la tv statunitense via cavo CNBC il presidente del Consiglio ha negato per l’ennesima volta di aver fatto pressioni sull’ex presidente di Telecom Marco Tronchetti Provera per spingerlo alle dimissioni. “E’ completamente, completamente, completamente falso”, ha detto Prodi.
“Tronchetti mi chiese un appuntamento e mi disse cose completamente diverse a quelle che furono poi comunicate. Io non ne sapevo nulla”, ha aggiunto il premier. E poi, riferendosi all’ex manager Telecom: “Se parla del presidente del Consiglio deve dire la verità”.
Prodi ha anche ripetuto di non essere stato informato sulla decisione assunta dal gruppo di intraprendere la ristrutturazione, attraverso lo scorporo di Tim, prologo alla vendita dell’unità di telefonia mobile che ha un valore di circa 30 miliardi di euro.
E quando gli è stato chiesto se si sarebbe opposto alla vendita di Tim a una società straniera, il premier ha assicurato di non essere “nazionalista”. “Io voglio guidare un Paese modello, un Paese aperto ai mercati – ha detto – Il Paese è assolutamente aperto, ma io ho bisogno di conoscere la verità. E le aziende italiane non possono essere solo vendute”.
La vicenda Telecom verrà affrontata domani dal Senato, secondo il calendario proposto da Forza Italia e approvato ieri sera dall’Aula di Palazzo Madama, dopo che Prodi aveva invece già dato la disponibilità per il 28.