Telecom, Gentiloni: preoccupato ma non interventista

Il ministro per le Comunicazioni Paolo Gentiloni non è favorevole all’ingresso di At&t e di American Movil nel capitale di Olimpia, la società che detiene il 18 per cento di Telecom Italia


Ma assicura che il governo non farà operazioni di ripubblicizzazione della Telecom o di sue parti (la rete) né che si servirà della golden share. Confida in una soluzione di mercato italiana e fa una moderata apertura anche a Mediaset: si dice favorevole a una diversificazione per Mediaset perchè il suo sviluppo non può dipendere solo dal monopolio domestico sul mercato pubblicitario. Al Foglio, Gentiloni illustra il suo punto di vista su questo nuovo sviluppo della vicenda Telecom. Dalla maggioranza e dal governo si susseguono le dichiarazioni: sconcerto, vigilanza e preoccupazione.
La preoccupazione – dice – è dovuta a un fatto molto semplice: è in gioco il destino della più grande impresa italiana. Non è una fabbrica di motociclette, ma è l’impresa titolare della nostra infrastruttura di telecomunicazioni, un asset, è un monopolio naturale non replicabile. C’è un interesse di Pirelli che è legittimo, e nessuno vuole penalizzare, c’è anche un interesse generale. Il Governo indica l’esistenza di tale interesse”.
Il governo avrebbe davanti a sè due possibilità operative: rafforzare l’authority di controllo sulla rete telefonica, come per esempio accade nel Regno Unito, oppure ricomprarsi la rete.
Il ruolo dell’Agcom è decisivo e l’attuale Governo l’ha rafforzato. Certo non reagiremo con una operazione difensiva come la Francia su Suez – osserva il ministro – crediamo che la soluzione è nella mani del mercato”.
Questa di At&t è la terza soluzione che arriva dal mercato dopo Telefonica e dopo il tentativo Murdoch della scorsa estate poi in qualche modo bloccato dalla vicenda Rovati.
Il governo non ha mai bloccato niente, se ci sono state delle interferenze ha sbagliato e lo ha anche riconosciuto. Il governo non può essere indifferente. Ha il diritto, e anche il dovere, di auspicare che Telecom resti un’azienda integra nelle attuali dimensioni con sufficienti risorse per finanziare il suo sviluppo. E che, come in tutti i paesi occidentali, siano anzitutto le risorse di mercato italiane ad assicurare aperti obiettivi. Ciò detto noi non avanziamo soluzioni tecniche perchè ci auguriamo che scaturiscano dal mercato”.
Mi sembra che esistano soluzioni che possano garantire stabilità finanziaria e prospettive industriali – continua Gentiloni Di sicuro sono contrario a forme di ripubblicizzazione della rete, a qualunque intervento dello stato e a qualunque ipotesi sul tipo golden share. Questa contrarietà per quanto riguarda me e la forza politica a cui appartengo non è negoziabile”.
Le soluzioni nazionali non sono molte. C’è l’ipotesi di una cordata bancaria, ma se l’offerta deve superare quella degli americani c’è qualche problema. Qualcuno parla dell’ipotesi di una newco in cui potrebbe entrare con una quota anche Mediaset.
La legge attualmente in vigore, che io non ho votato, oggi vieta l’incrocio tra Mediaset e Telecom. Per quanto riguarda il gruppo televisivo sono favorevole a qualunque forma di diversificazione, perché lo sviluppo di Mediaset non deve dipendere soltanto dal monopolio domestico sull’advertising, anche perchè la legislazione troppo protettiva non fa bene alle imprese, non le rende competitive”.
Il Foglio oggi pubblica un appello in cui si chiede alle forze politiche (e anche al governo) di resistere a riflessi di interventismo pubblico in economia e di non elevare cori nazionalisti, di ostilità rispetto a soggetti non italiani. Sostiene Gentiloni: “Credo che non ci renda conto del problema che abbiamo davanti. In Italia il mercato delle tlc è un mercato aperto. Tre operatori mobili sono controllati da gruppi stranieri e ancora nei scorsi è arrivata un’offerta di Swisscom su Fastweb. Non ho fatto salti di gioia, ma ho dato un giudizio positivo. Qui, nel caso di Telecom il problema è un po’ più delicato. L’infrastruttura di tlc serve 25 milioni di famiglie. È strategica”. Molti ritengono che questo governo abbia un atteggiamento interventista sulle imprese travestito da politica industriale. L’elenco è lungo: Telecom, Mediaset, Autostrade, Tav, ricariche telefoniche. “Il caso Telecom ci fu incidente, va detto che sono dieci anni che la politica cerca di immaginare soluzione per Telecom. Di Mediaset ho detto. Ci sono stati altri casi – come Autostrade – in cui vi è stato un attivismo che non condivido”.

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