Con un ordinanza del Juzgado de lo Mercantil nùmero 7 de Madrid (autorità giudiziaria iberica) la società appartenente a Google ha dovuto rimuovere con gran velocità i contenuti prodotti e riportanti il logo di Telecinco. La battaglia tra le due parti è iniziata lo scorso marzo, voluta dall’emittente televisiva iberica che sosteneva che YouTube lucrasse “a scapito dei suoi diritti di proprietà intellettuale e industriale”. Le polemiche non sono mancate ma, ad avere la meglio è stata proprio Telecinco, ora sostenuta anche dal Tribunale di Madrid il quale ha sottolineato che, con il ritiro immediato dei contributi video si “evita che il danno si dilati per tutta la durata del processo”.La Tv, che appartiene al gruppo italiano Mediaset, non si ferma qui: il prossimo passo infatti prevede una richiesta di risarcimento danni per le perdite subite.
Mario Rodriguez, segretario generale di Telecinco, sostiene che il danno complessivo vada ripartito nel dettaglio “tra perdite in termini di raccolta pubblicitaria o di contatti sul sito www.telecinco.es, che offre gli stessi video ad ogni utente. Del resto, noi non vogliamo vendere in rete i nostri contenuti, ma abbiamo intenzione di sfruttarli direttamente”. Con mancato guadagno Rodriguez si riferiva ad episodi come quello legato alla puntata finale di operazione Trionfo, andata in onda recentemente su Telecinco e da cui è stato tratto il video spagnolo più visto su YouTube nell’ultima settimana. Peccato che, a metterlo in rete, sia stata la piattaforma mitele.telcinco.es . Da oggi in poi, per diffondere video tratti dalla rete spagnola, YouTube dovrà possedere un’autorizzazione scritta di Telecinco e Telecinco Cinema.
Rodriguez sferra un altro colpo facendo notare che Google è reticente ad affrontare il processo nascondendosi dietro al fatto che, pur operando in spagna, si tratta sempre di un gruppo americano. Dal motore di ricerca Usa, Richard Reyes, capo delle comunicazioni di YouTube, controbatte sottolineando che il portale di condivisione video non è un produttore di contenuti ma “solo” un intermediario dell’informazione e, per tanto, non spetta a loro “verificare gli oneri pendenti sui contenuti di terzi, né tantomeno il sito potrebbe da solo censurare i contenuti di privati; sarebbe necessaria la loro collaborazione”.(Silvia Bianchi per NL)