Il CEO di Universal Music agli artisti: cantate in funzione delle regole degli smart speaker.
Un interessante dibattito si è sviluppato sul gruppo Facebook Radio Tv 4.0, dedicato alle nuove tecnologie applicate all’ambito radiotelevisivo (e “popolato” da numerosi esperti della materia) a riguardo delle “regole” imposte dagli smart speaker per favorire il dialogo con gli utenti.
Avevamo già discusso, su queste pagine delle difficoltà che molte emittenti (di tutto il mondo) stanno incontrando nell’essere individuati dai propri ascoltatori a causa di nomi complessi, anglofoni (gli smart speaker parlano la lingua del luogo ove sono installati, salvo diversa impostazione) o equivoci, evidenziando l’elevata possibilità che ciò imporrà con l’imponente diffusione che tali device stanno avendo dappertutto, il cambio o la semplificazione di alcune denominazioni.
Ora però la questione sta coinvolgendo anche la musica.
Il CEO di Universal Music Group Lucian Grainge intervistato sul palco del Mobile World Congress 2019 a Barcellona ha dichiarato a riguardo degli smart speaker: “Per i produttori di musica, questi dispositivi rappresentano sia un’opportunità che un rischio. La quantità di traffico che c’è con loro è incredibile”, ma, ha aggiunto, “La nostra esperienza è che le persone non possono chiedere una canzone quando non sanno che titolo ha“.
“Quando si ha a che fare con una canzone in cui il titolo riconduce ad un film, ad un brand oppure è insito nel coro o nella melodia – ed è quindi facilmente intuibile e memorizzabile – stiamo registrando attività davvero esplosive sugli smart speaker. Questo ci aiuta nel processo creativo perché ci consente, con i dati del consumo, di affinare le strategie comunicative e commerciali”, ha sottolineato il CEO di Universal Music Group, che, come altre etichette, è cresciuta negli ultimi quattro anni grazie allo streaming.
L’ascesa dei dispositivi mobili “ha completamente cambiato e ridefinito il modo in cui i media vengono utilizzati”, ha detto Grainge, secondo il quale, in ambito musicale, c’è ancora un’enorme opportunità di crescita attraverso lo streaming attingendo a mercati meno saturi come quelli dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia, ha detto Grainge.
“Mi viene in mente un paragone con lo stravolgimento delle regole del giornalismo che la SEO ha imposto negli articoli online, dove anziché evitare le ripetizioni si è passati a cercare di ripetere il più possibile le parole chiave, con un primo paragrafo che deve ricalcare il titolo, ecc.”, osserva Eri Garuti, giornalista, producer e media consultant sul gruppo Facebook Radio Tv 4.0.
Ma non si tratta di un fenomeno necessariamente negativo, secondo l’esperto di tlc e tecnologie IP Moreno Lucchi: “L’IA sta correggendo moltissimo i nostri errori (spesso troppo), basti pensare al T9 che ha portato una generazione ad usare la K ed altre amenità negli sms (ed anche poi nella scrittura di tutti i giorni), a suo tempo il T9 fu accusato giustamente di distruggere la scrittura dei giovani. Oggi con l’IA i suggerimenti sono talmente precisi che si è tornati a scrivere “per esteso”. Lo stesso varrà per i comandi vocali, già ora sono molto migliorati, fra un po’ si potranno sicuramente pronunciare i titoli usando storpiature che poi l’IA correggerà”.
E’ quindi altamente probabile che l’esponenziale diffusione degli smart speaker e dei comandi vocali in generale (ricordiamo che l’automotive ha concentrato tutte le sue attenzioni su tale aspetto) cambierà radicalmente molte delle regole che fin qui hanno guidato la somministrazione di musica, radio e contenuti audio in generale. (E.G. per NL)