Sonos Inc, azienda californiana d’elettronica di consumo fondata nel 2002, specializzata in smart speaker e componenti hi-fi collegati via WLAN e Alphabet (Google) si sono affrontate, per l’ennesima volta lunedì scorso davanti ad un tribunale federale a San Francisco, per discutere dell’accusa, mossa dalla prima alla seconda, di aver utilizzato dal 2020 una tecnologia brevettata per i device Google Home e Chromecast Audio.
Sonos vs Google in 5 paesi nel mondo
Il caso fa parte di un contenzioso legale internazionale sulla proprietà intellettuale che vede le parti (ex partner commerciali) negli Stati Uniti, Canada, Francia, Germania e nei Paesi Bassi.
Da 3 miliardi a 90 milioni
Inizialmente Sonos aveva chiesto alla corte federale USA un risarcimento di 3 miliardi dollari, ridotto poi a 90 milioni dopo che il giudice distrettuale degli Stati Uniti William Alsup aveva limitato la portata della asserita violazione.
Il giudice Alsup: soldi buttati
Non mancando di osservare, nel suo provvedimento, come la disputa legale “avesse comportato già fino ad allora spese sproporzionate, che avrebbero potuto essere destinate a scopi più nobili, come costruire dozzine di scuole, pagare tutti gli insegnanti e fornire pranzi caldi ai bambini”.
Google: frutto di un equivoco
Josè Castaneda, portavoce di Google, ha commentato il caso osservando come quelle rivendicate da Sonos siano “funzionalità molto specifiche, non sono comunemente utilizzate” e che la controparte avrebbe “mal rappresentato la portata della partnership e tecnologia”.
Sonos non parla
Per parte propria, Sonos ha rifiutato di commentare la disputa.
Ex partner
Le due società avevano precedentemente collaborato (dal 2013) per integrare il servizio di musica in streaming di Google nei prodotti Sonos.
Le origini del contenzioso
Successivamente, Sonos aveva citato Google per violazione di 5 brevetti a Los Angeles e presso la US International Trade Commission (ITC) nel 2020, accusando il gigante della tecnologia di aver copiato la sua tecnologia durante la collaborazione. Lo scorso anno Sonos aveva ottenuto un divieto di importazione limitato ad alcuni dispositivi Google.
OTT alla sbarra
“Tutti gli OTT ritengono di essere diventati bersagli legali, aspettandosi che le piccole società avviino cause come questa”, ha commentato a riguardo della causa Sonos vs Google Pamela Samuelson, ricercatrice di diritto tecnologico ed esperta in copyright digitale e proprietà intellettuale dell’Università di Berkeley.
Brevetti deboli e richieste forti
“Spesso le grandi tech company decidono di raggiungere un accordo, ma allo stesso tempo si difendono con determinazione, soprattutto quando ritengono che il brevetto sia debole o che chi lo detiene faccia richieste irragionevoli”, ha concluso la Samuelson. (M.R. per NL)