La scuola si avvia ad essere sempre più informatizzata, digitale. E’ di questi giorni la notizia che la Olivetti sta per mettere in vendita un pacchetto digitale che dovrebbe avere mercato nell’ambito della scuola italiana e poi nel resto dell’Europa.
Questo pacchetto avrà anche una piattaforma che permetterà, come già avviene con altri programmi, la possibilità da parte delle famiglie di visionare i voti ottenuti dai propri figli, le pagelle, le assenze, le circolari. Va tutto bene. La tecnologia indubbiamente serve ad un apprendimento più proficuo, più diretto e meno mnemonico. L’uso del PC, delle lavagne multimediali, di quanto di più moderno la tecnica possa sfornare è certamente utile, ma… Ma prima di tutto si corre il rischio di avere alunni che si distraggono più facilmente durante le ore di lezione, se è vero come è vero che in alcune università statunitensi è stato vietato l’uso del computer, proprio per far sì che non cali l’attenzione durante la lezione, attratti dalla voglia di navigare in internet. Ma soprattutto si continua a far perdere delle capacità alle nuove generazioni. Non si ha più la capacità di memorizzare (non si studiano più poesie a memoria, ad esempio), non si sanno fare più calcoli matematici (perché c’è la calcolatrice), non si è più capaci di fare autonomamente una ricerca (perché c’è internet). I giovani stanno diventando sempre più applicativi e meno critici, meno ricercatori. Inoltre una piattaforma che permetta un controllo on line su tutto quanto accade nelle aule, deresponsabilizza i giovani, introduce una pratica di non fiducia nei loro confronti, non li fa crescere. Anche questo è il prodotto di una civiltà sempre più insicura; ma il rimedio non è il Grande Fratello telematico, ma investire nella persona e nell’autostima delle nuove generazioni. (A.V. per NL)