Tecnologia e società. La proprietà sta diventando un concetto obsoleto in tutti gli ambiti. Da proprietari a meri utilizzatori senza accorgercene

Dematerializzazione, proprietà, possesso, uso, detenzione,

Proprietà: tecnicamente, “un diritto reale che ha per contenuto la facoltà di godere e di disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi previsti dall’ordinamento giuridico”.
Il mondo occidentale e quello latino in particolare, è costruito su tale antico principio del diritto romano.
Eppure si tratta di un concetto che sta cedendo davanti alla dematerializzazione o comunque al pagamento per l’uso o la fruizione, temporalmente frazionato, di qualcosa; un impiego di un bene che si protrae nel tempo, senza mai arrivare a conseguirne la piena (ma anche parziale) proprietà.

Fra i casi più noti, quello delle auto in leasing e/o in condivisione, della musica ascoltata (o della tv guardata) attraverso gli abbonamenti, delle biciclette, degli uffici, delle abitazioni, dei fotocopiatori-stampanti, dei centralini, ma anche dei canoni per il trasporto di contenuti su piattaforme di terzi (IP, DTT, DAB+, sat): il servizio di un bene si sta sostituendo alla proprietà per il fruitore. Progressivamente ci si affida sempre di più al “non avere nulla, ma poter utilizzare tutto”, pagando ogni tanto “solo” qualche euro per l’uso. A questo proposito è significativa la pubblicità improntata al “lo avrete a disposizione solo per X euro al mese!” l’accortezza in questi casi sarebbe di cumulare i vari “pochi euro” richiesti almeno su base mensile per i vari servizi offerti per avere l’idea di quanto “poco faccia subito troppo”.

Questo per i Millennials, per chi ha vissuto con la lira poi la questione diventa quasi drammatica. L’evoluzione è in questo senso: un abito di raro uso si può “affittare”, lo smartphone si può utilizzare pagando rate mensili (magari di mesi di sole quattro settimane). La filiera del telefonino è poi molto indicativa: si può avere un device pagando, come si diceva, una rata mensile; avuto in tale modo il dispositivo, si deve corrispondere un canone per l’utilizzo della banda (che lo rende concretamente sfruttabile); con la disponibilità del telefono e della capacità trasmissiva, si può, con un certo numero di euro mensili, abbonarsi ai servizi di streaming on demand (SOD) per l’ascolto dei brani preferiti, magari predisponendo delle liste personalizzate, come pure ascoltare le trasmissioni radiofoniche senza possedere la radio. bitcoin - Tecnologia e società. La proprietà sta diventando un concetto obsoleto in tutti gli ambiti. Da proprietari a meri utilizzatori senza accorgerceneSi ha molto senza aver la proprietà materiale di nulla (e nemmeno soccorre la giuridica distinzione tra proprietà, possesso e detenzione). Più delicato, ma con uguale risultato quanto attiene alla condivisione ad esempio della bicicletta o dell’auto. Qui il discorso diventa più complesso per l’insinuarsi del senso civico, cioè del comportamento dei fruitori che dovrebbero tener conto dell’aspetto dell’uso comune e di un conseguente buon senso nell’impiego. Questo anche se una parte dei fruitori pensa che la manutenzione non sia condivisa, ma scontata nel canone d’uso.

Si prova un certo malessere, anche se si riscontrano oggettivi vantaggi. Certo il suono dei CD quando si consultavano scorrendoli fra le dita nelle mensole dei megastore prima dell’acquisto manca, come pure l’esposizione nelle “librerie di casa” dei CD o degli apparati con le “casse” per l’ascolto di dimensioni spaziali. Si pensi poi, a proposito di smaterializzazione, dell’avvento delle bit-monete che non ci sono fisicamente (anche se poi in qualche modo vengono illustrate con disegni di pura fantasia), né si possono avere nei borsellini o nel portafoglio; sullo smartphone sì però; giusto per continuare la filiera di cui sopra. Ma ecco che poi un poco ci si ribella ed allora torna la voglia della proprietà, dei vinili per esempio, di una auto da tenere come qualcosa di prezioso, ma proprio. Per ascoltare i vinili si ricomprano i giradischi, gli scaffali vedono il parziale ritorno dei supporti musicali con i loro bei colori: c’è voglia di avere per sé e solo per sé le cose alle quali si tiene di più, poi giustamente per il resto è benvenuto l’uso a pagamento e la condivisione. Con l’andar del tempo le mode diventano storia acquisita e modificano profondamente le abitudini della collettività rimodellando i modi di usare, possedere o avere la proprietà delle cose che contano per ciascuno di noi: ci piaccia o meno. (G.T. per NL)

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