La salvezza dei dvd è il 4k. Il mercato dell’home video sembrava, fino a qualche tempo fa, oscurato dalla corazzata costituita dalle piattaforme Svod che, a fronte di abbonamenti irrisori, offrono la fruizione di contenuti pressoché illimitati e ad alta definizione. Di riflesso, le vendite del settore dvd, dal 2010, avevano registrato un progressivo, inesorabile ribasso e sembrava quasi che tale mercato fosse destinato a dichiarare bandiera bianca.
Lo stesso colosso Netflix nasceva, nel 1997, come servizio postale di noleggio dvd: dietro pagamento di un fisso al mese era possibile noleggiare un numero illimitato di film, ricevendoli direttamente nella propria cassetta della posta. Incredibile pensare quanta strada abbia fatto l’azienda, che, già dal 2007, era tra i pionieri dei servizi streaming on demand. Iniziava, in quel periodo, la lenta decadenza del prodotto su disco.Contro ogni aspettativa, invece, la nuova frontiera del 4k è stata capace di determinare un primo, significativo, cambio di rotta. Si tratta di uno standard di risoluzione digitale che, con i suoi 4mila pixel orizzontali, consente di ricostruire delle immagini di qualità altissima, nitide e brillanti, ben 4 volte più definite rispetto allo standard HD. Questo tipo di formato è stato capace di risvegliare l’interesse verso l’acquisto dei supporti fisici, rianimando il settore dell’home entertainment ed aprendo nuove prospettive di ricavi.
Di fatto, si sta affermando la consapevolezza che il mercato dei dvd e quello dei servizi di streaming in abbonamento rispondono a esigenze nettamente diverse.
Prima di tutto, è da evidenziare come l’home video rimanga, a tutt’oggi, il primo sbocco dei prodotti cinematografici sul mercato successivamente all’uscita nelle sale. Le opere, infatti, sono disponibili in dvd a soli 105 giorni dalla prima proiezione al cinema, mentre per l’approdo sulle principali piattaforme di streaming online i tempi sono molto più dilatati.
Accanto a tale, importante, aspetto si colloca, però, il fatto che il consumatore medio è, in molti casi, ignaro delle date relative allo sbarco al cinema: al riguardo si è espresso il presidente di Univideo e di Cg Entertainment Lorenzo Ferrari Arcidini, il quale – come riportato sul quotidiano Italia Oggi – ha dichiarato: “Un motivo fondamentale di scelta del supporto fisico è il discorso della collezionabilità, un fattore che ancora rafforza il nostro mondo”.La possibilità di comporre una propria, personale libreria fisica, in cui raggruppare i titoli preferiti, rimane ancora una prospettiva allettante, che spinge i consumatori a concludere l’acquisto. Un ultimo, importante aspetto favorevole è costituito dalla possibilità di reperire, attraverso il dvd, un catalogo vastissimo, che gli altri mezzi sono attualmente incapaci di offrire.Catalogo che, come rimarcato dallo stesso Arcidini, è offerto allo spettatore con i relativi contenuti extra, spesso esclusivi ed introvabili altrove.
Al riguardo Univideo, associazione di categoria che rappresenta gli Editori Audiovisivi su media digitali e online, ha pubblicato sul proprio sito uno studio che mostra l’andamento degli introiti del settore home video degli ultimi anni, passando dai 590 milioni di euro del 2010 ai 381,5 milioni del 2016 (fonte Italia Oggi).
Dai grafici, tuttavia, si evidenzia un nuovo periodo di crescita, seppur contenuta, nel triennio 2014-2016. E’ il sintomo di un lento ma simbolico recupero del prodotto fisico, seppur i numeri che caratterizzano l’avanzata dello streaming on demand siano pressoché irraggiungibili.
In tale quadro generale si innesta il 4k. “E’ sicuramente uno dei fattori su cui stiamo puntando molto” – ha concluso il presidente di Univideo Arcidini – “in questo momento siamo all’inizio ed è poco noto in Italia, però arrivano i primi supporti blu–ray Ultra Hd e questa è la nuova frontiera che porta la qualità cinematografica a casa”.
Una risorsa che, obiettivamente, costituisce un’interessante occasione per gli operatori di un settore alla ricerca di un degno riscatto. (A.C. per NL)