I “bandi per il refarming della banda” sono già pronti e racchiusi in un cassetto della DG del Mise. Ma saranno pubblicati a gennaio 2020. Anzi, no: lo saranno forse a novembre! In quest’ultima settimana si è scatenata una ridda di voci a riguardo dell’avvio delle procedure di gara per selezionare i soggetti che avranno dimostrato di avere più di altri le caratteristiche di solidità economico-finanziaria, efficienza tecnica, esperienza e visione prospettica per vedersi assegnati i pochi diritti d’uso regionali o infraregionali per lo svolgimento dell’attività di operatore di rete T2.
Termine bucando
Come noto, ai sensi della L. 205/2017, come novellata dalla L. 145/2018, Il Ministero dello Sviluppo Economico entro il 30/03/2019 ha avviato le procedure per l’assegnazione agli operatori di rete dei diritti d’uso dei canali T2 per singole aree tecniche, che dovrebbero concludersi entro questo mese.
Così ovviamente non sarà, sulla scorta che il termine citato è stato considerato di natura ordinatoria e non perentoria e quindi dei bandi non s’è vista neppure l’ombra.
Va da sé che il ritardo nella determinazione dei network provider T2 areali incide sulle procedure di assegnazione della capacità trasmissiva (cioè la “banda”) ai fornitori di servizi media audiovisivi in ambito locale, secondo una procedura pure citata dalla L. 205/2017 aggiornata dalla L. 145/2018.
51 e 53 UHF al buio
Non solo, a breve (gennaio 2020) inizierà il percorso di dismissione forzata dei canali UHF 51 e 53 che dovranno essere liberati prima di tutti gli altri per esigenze di coordinamento internazionale.
Tuttavia la rottamazione obbligatoria – seguita da una volontaria per coloro che pur non operando su tali frequenze sono disponibili a rinunciare da subito ai diritti d’uso (anche per consentire una riassegnazione transitoria agli operatori assegnatari dei canali 51 e 53 che vogliono continuare l’attività di carrier) – è connessa all’atteso Decreto interministeriale che definirà le regole e le procedure per indennizzare gli operatori di rete televisive locali cui saranno revocati i titoli all’esercizio.
Aspettative da rivedere
L’indennizzo erogato a ogni operatore di rete, verrà quantificato sulla base dell’ammontare complessivamente stanziato dalla legge di bilancio 2018, pari a circa 303 milioni di euro, presumibilmente distribuiti calcolando 0,37 euro per ogni abitante concretamente illuminato attraverso impianti continuativamente eserciti (con tanti saluti alle entusiastiche aspettative di coloro che non hanno sfruttato appieno il diritto d’uso assentito nel tempo).
Tornando ai rumors, secondo alcuni bene informati il semaforo verde alla pubblicazione attenderebbe il comando degli organi di indirizzo politico; secondo i controrumors, invece, difficilmente ciò avverrà prima di fine anno o addirittura dell’inizio del 2020.
Termine invalicabile
Ma sia ben chiara una cosa: potranno essere compressi tempi delle fasi procedurali – e ciò non è certamente un bene perché determinerà sommarietà e congestione – ma non potrà mai essere posticipato il termine finale dell’abbandono della banda 700 MHz fissato al 2022, in quanto ciò comporterebbe il diritto delle telco assegnatarie delle frequenze per il 5G di chiedere risarcimenti imponenti viste le somme versate.
Che lo Stato non può certamente permettersi.