"Una transizione attesa con qualche incognita e che invece dal punto di vista della riattivazione degli impianti si è sviluppata senza problemi grazie all’impegno dei tecnici e alla collaborazione dei cittadini", commenta il presidente Luis Durnwalder, che ad inizio ottobre aveva presentato lo switch off con il viceministro al MSE-Com Paolo Romani.
Ripetitori posti in luoghi difficilmente accessibili, l’arrivo anticipato dell’inverno, la tempistica da rispettare: sono stati elementi che non hanno reso semplice il passaggio dal segnale analogico al digitale in Alto Adige. "Basti dire – osserva la Provincia – che solo i 17 tecnici della RAS (l’Azienda radiotelevisiva provinciale) hanno dovuto intervenire nelle due settimane di lavoro su oltre 230 dispositivi analogici collocati in 116 siti per spegnerli e digitalizzare gli impianti. Stesso discorso vale per i tecnici della RAI e delle emittenti private cui il Ministero ha assegnato le nuove frequenze. La transizione è servita anche ad adeguare la banda tv italiana VHF alla normativa europea. VHF finora consentiva la ricezione in particolare di RAI 1, ma l’adeguamento ha comportato qualche difficoltà nella ricezione del Sender Bozen. Alcuni utenti hanno dovuto montare l’antenna VHF mancante e anche reinstallare la ricezione digitale passando da "Italia" a un altro Paese, "Germania" oppure "Austria". Il call center della RAS ha registrato nei 15 giorni dello switch off in Alto Adige circa 1800 richieste di chiarimento dai cittadini: per il 30% si è trattato di problemi legati alla ricezione dei canali RAI, per il 29% di difficoltà nel risintonizzare i canali dopo il passaggio al digitale, il 19% degli utenti ha lamentato problemi per antenna difettosa, ricezione ridotta o segnale troppo basso". "Un grosso aiuto nella riuscita della transizione è stato assicurato dai tecnici e dai negozi specializzati, ma anche dalla disponibilità di decine di studenti delle scuole tecniche e professionali a intervenire direttamente nelle case per risolvere i problemi dei cittadini", spiega la RAS. Sul tappeto rimangono tuttavia le problematiche delle aree radioelettriche disagiate, precedentemente illuminate da impianti ex art. 30 D. Lgs 177/2005 delle comunità montane e/o dei comuni, che allo stato sono inattivi in attesa che il MSE-Com risolva un problema di contrasto tra norme (art. 30 c. 1 D. Lgs 177/2005 ed art. 5 comma 1 lettera B D. Lgs 177/2005).