Streamit, più tv meno Internet?

Presentata alla stampa la nuova piattaforma che veicola su protocollo rmtp le trasmissioni televisive, e che punta non solo sui contenuti proprietari ma anche sul coinvolgimento degli utenti. E sulla condivisione dei profitti


da Punto Informatico

Roma – A metà strada tra la tv fatta dagli utenti con i loro video e la televisione di stampo professionale di Joost e Babelgum, tra lo streaming video dal browser e i software che visualizzano filmati in alta qualità a tutto schermo ma con uno spiccato interesse verso la possibilità di creare una comunità che rifornisca di video la piattaforma, arriva Streamit, filiazione diretta dell’italianissima Miller, società che opera nel campo della comunicazione in rete.

La tecnologia che è stata presentata alla stampa per il momento ancora non è accessibile al grande pubblico (ma presto lo sarà): consente di visualizzare, attraverso il browser, video a tutto schermo in alta qualità, senza tempi di caricamento e senza installare nulla.

Dalle prime proiezioni fatte, la qualità è decisamente elevata e non ci sono scatti o tempi di attesa, non esiste il concetto di buffering e si può immediatamente saltare da un punto all’altro del filmato senza attendere che quella parte sia caricata. Ovviamente è necessario essere dotati di connessione a banda larga.
La nota dolente però, almeno al momento, sono i contenuti. Per la partenza del servizio sono infatti previsti tutti contenuti di indubbia qualità ma non di richiamo, si tratta di corti animati (forniti da Cortoons), qualche canale di sport ed altro materiale inedito, parte del quale è prodotto dagli stessi promotori di Streamit.
Eppure, al contrario di progetti come Joost, che conta di stringere importanti accordi di collaborazione con fornitori di contenuti di primo piano, Streamit punta anche in un’altra direzione. Dal 2008 infatti apriranno la community internazionale e chiunque potrà gratuitamente aprirsi un proprio canale (“in tutto e per tutto come su YouTube”, dice Streamit) dove uploadare i propri video che, previa approvazione della redazione, saranno poi visibili a tutto schermo. Sarà anche possibile, nel proprio canale, inserire filmati provenienti da altri canali per costruire un palinsesto quotidiano.

A provvedere alla parte monetaria sarà la pubblicità, che da Streamit promettono sarà inserita solo prima e dopo i video (“in casi eccezionali in mezzo”), i cui proventi (in caso si raggiunga una certa massa critica di spettatori per il video in questione) sono da dividere tra il creatore del contenuto e Streamit.
Per capire meglio come siano arrivati a questo risultato Punto Informatico ha parlato con Gianni Armetta, responsabile del progetto, e con uno dei tecnici, Stefano Bucci.

Punto Informatico: Innanzitutto la tecnologia: come fate a trasmettere via browser, in alta qualità, a tutto schermo e senza tempi di caricamento?
Stefano Bucci: Noi facciamo streaming diretto in Flash. Se vedi YouTube e gli altri, usano anche loro questa tecnologia ma su protocollo http, che prevede che ci sia un caricamento, noi invece ci basiamo sul protocollo rmtp. In pratica si tratta di uno streaming progressivo, il client interroga il server e si fa dare solo la parte di file che serve in quel momento.

PI: Anche Joost e Babelgum arrivano ad un risultato simile (ma con un software apposito), perché voi li bocciate?
SB: Loro si appoggiano al sistema peer to peer, cioè sfruttano parte della banda degli utenti che visualizzano il video. Sicuramente oggi per i tipi di connessione che hanno gli utenti è una scelta azzardata, perché si tratta di connessioni asimmetriche per cui posso scaricare e vedere bene ma poi in upload corrono il rischio di condividere i contenuti in maniera lenta.
Gianni Armetta: E più è grande il palinsesto, più devono essere gli utenti collegati per permetterti di vedere bene.

PI: Si, ma in quei casi anche l’emittente ci mette la sua banda per compensare
SB: Ecco, noi abbiamo pensato di farlo direttamente.

PI: E per le altre piattaforme?
SB: È tutto in Flash, quindi trasportabile ovunque. Stiamo progettando versioni per i dispositivi Flash di PS3, Wii, telefonini e PSP.
GA: Abbiamo un po’ di problemi di qualità con il browser Wii, perché combattiamo con i processori che hanno e quanto dedicano a quella risorsa, per esempio la PS3 ha grandi potenzialità ma non ha un Flash player di serie utile…

PI: Il vostro modello di business prevede la pubblicità prima e dopo i video ma YouTube ha appena cominciato a metterla dentro, pensate sia sbagliato?
GA: Loro si rivolgono a chi ha prodotti come il nostro per inserire interventi pubblicitari testuali.

PI: Beh ci sono anche immagini…
GA: A parte che siamo sempre pronti a cambiare strada, essendo una struttura piccola, attualmente però vedere un contenuto privo di pubblicità ci sembra un valore aggiunto, specialmente per contenuti di un certo livello. Vedere pubblicità prima di un corto si può fare, viene digerito tranquillamente e assimilato di più. E poi è più facilmente certificabile, possiamo dire con certezza che quello stacco pubblicitario è stato scaricato e visto. E poi contiamo che la vendita di canali renda parecchio.

PI: Della pubblicità possono beneficiare anche gli utenti che si aprono un canale senza dover pagare nulla o no?
GA: Nel 2008 avrai un pannello di controllo dove uploadare cose tue, che sono controllate da una redazione (a meno che non ci sia un preaccordo come avviene con alcuni partner), e fare un tuo palinsesto anche con contenuti presi da altri canali. E non costa niente. Sei fullscreen, hai internet dentro la trasmissione e non ritorni mai a quella staticità non emozionale, cioè è come quando accendi la tv e il movimento ti acchiappa e ti blocca. Andare a fare una ricerca di questo tipo su vari canali è molto più interessante che avere delle icone.

PI: E la pubblicità c’è di default?
GA: Assolutamente sì. Una parte dei guadagni va a noi e una all’utente che ha il canale. Crediamo ci sia moltissimo mercato e quindi ci sarà un flusso economico importantissimo, perché sappiamo bene quanti soldi girano nella pubblicità e se riusciamo a prendere quelli che sono in giro per il mondo e portarli in Italia è anche meglio.

PI: A parte il materiale degli utenti, come contate di muovervi per i contenuti di richiamo?
GA: Sono solo due mesi che ci lavoriamo, perché prima dovevamo pensare alla tecnologia, ma una cosa che vorremmo fare anche a livello mondiale è l’informazione. Anche da telefonino potremo mandare servizi, e quindi abbiamo già molte persone nel mondo pronte.

PI: Una cosa a servizi on demand o diretta continua come la CNN?
GA: A metà. In futuro saprai che se accade qualcosa su Streamit c’è la diretta, potrai andare e se ci sono più utenti a filmare potrai scegliere che camera guardare.

a cura di Gabriele Niola

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