Per il consueto appuntamento con la storia della radiotelevisione privata in Italia, ci trasferiamo a Torino.
E’ il 15 gennaio del 1967, 42 anni fa.
Attraverso 50 televisori distribuiti nella stazione ferroviaria di Porta Nuova, Tele Torino 1, tv a circuito chiuso (vedremo poi il perché di questa definizione), rompe il monopolio RAI.
L’iniziativa, nasce per motivi commerciali, ed è intrapresa dalla società Videocolor costituita da una quindicina di persone tra tecnici, registi e presentatrici. La direzione della rete è affidata a Ornella Zanelli, la regia a Guido Leoni, entrambi soci della Videocolor.
Il centro di produzione viene installato negli scantinati del vicino albergo Turin, con uno studio televisivo che dispone di 4 telecamere, un ampex e un’apparecchiatura per trasmettere film.
Le spese sostenute sono ingenti, anche perché i cavi principali costano 800 lire (del tempo) al metro mentre quelli secondari 100 lire al metro (per avere un termine di paragone: una copia del Corriere costa 50 lire). La posa è difficile dovendo tenere conto di dislivelli, passaggio di pedoni e mezzi e mille altri problemi, e le distanze da coprire non sono trascurabili: dal centro al televisore più lontano corrono 3 km.
L’idea è di trasmettere per i primi 3 giorni 4 ore di programmi sperimentali e di iniziare mercoledì 18 gennaio un regolare palinsesto di 8 ore di trasmissioni così suddivise: 40% di pubblicità e il resto formato da informazione, rubriche di ogni tipo e “trasmissioni allegre”. Riempirebbero la programmazione 6 edizioni quotidiane di notiziari basati sulla cronaca cittadina e 6 di notizie sportive (tra i primi servizi sportivi è prevista una intervista al calciatore del Torino Ferrini), musica e la trasmissione “Taccuino del viaggiatore”, rivolta direttamente alle persone che transitano nella stazione (un palinsesto decisamente moderno, che non sfigurerebbe nemmeno nel 2009).
I soci della Videocolor hanno in programma, qualora l’esperimento fosse coronato da successo, l’installazione di altri televisori nelle zone più frequentate della città.
Quella fredda domenica 15 gennaio 1967 migliaia di incuriositi viaggiatori di passaggio possono vedere, oltre alla pubblicità, la cronaca di alcuni avvenimenti sportivi domenicali e un programma di musica. La novità viene accolta favorevolmente e tutto sembra promettere un grande successo. Ma i guai sono dietro l’angolo.
Il lunedì successivo le trasmissioni dovrebbero iniziare alle 11:00 con il programma “Incontro del mattino” ma tutto viene bloccato da una lunga serie di problemi burocratici. Prima la polizia per controllare permessi e documenti, poi le Ferrovie per riesaminare i contratti pubblicitari, infine il Ministero delle Telecomunicazioni che contesta la posa irregolare di un cavo.
Nonostante tutto apparisse in regola e non ci fossero motivi di contrasto con la RAI, grazie alla dichiarata impostazione a circuito chiuso (più che una tv via cavo, l’iniziativa era connotata quasi come una proiezione all’aperto), i programmi della giornata saltano. Quella sera Guido Leoni, dopo aver lasciato la questura dove aveva chiarito la situazione, presenta due domande alla direzione delle Ferrovie e al Ministero delle Poste per poter riprendere le trasmissioni.
L’attività, però, non proseguirà; i viaggiatori che transitano nella stazione non vedranno più programmi diversi da quelli RAI. Almeno fino al 1974, quando, dopo la sentenza di luglio della Corte Costituzionale, il monopolio RAI per la tv via cavo cadrà sotto i colpi del pluralismo.
Una curosità in chiusura: la società di produzione Videocolor di Ornella Zanelli e Guido Leoni s.n.c. esiste ancora nel 2009 ed ha sede a Roma.
Bibliografia:
Corriere della sera – A Torino un programma di televisione a colori – lunedì 16 gennaio 1967 pag. 13
Corriere della sera – martedì 17 gennaio 1967 pag. 13
(fonte: Memorie Televisive)