Nel maggio 1975, un anno prima che la fosse sancita la fine del monopolio e fossero liberalizzate le trasmissioni private in ambito locale, tre giovani radioamatori: Vito Zivoli, Paolo Tricase e Giuseppe "Pino" Verdesca, fondarono Tele Conversano, una piccola tv locale (ai più sconosciuta) trasmittente da via Gennari 4 che l’anno successivo si sarebbe ridenominata Telenorba.
Ricorda Verdesca: "Affittammo un locale nel Castello di Conversano. Costruimmo un trasmettitore e cominciammo l’avventura. In principio furono documentari e film che costavano pochissimo, ma non pornografici. All’inaugurazione ufficiale della sede e delle trasmissioni, il 29 maggio 1975, intervenne addirittura l’ allora presidente della giunta regionale, Gennaro Trisorio Liuzzi. Con lui c’era anche Matteo Fantasia, assessore regionale alla Sanità e suocero di Luca Montrone, l’ingegnere che un anno dopo avrebbe rilevato l’ emittente per cominciare un’avventura che dura tuttora". Verdasca spiega la mutazione del nome, intervenuta nel 1976: "era l’antico nome di Conversano: Norba, appunto". "Montrone – continua il fondatore di quella che oggi è la più importante tv locale italiana – arrivò quando il segnale di Telenorba raggiungeva già Monopoli, Castellana e Polignano, andando anche oltre, soprattutto in estate. Lui rilevò tutto alla fine del ’76, quando l’impresa per noi stava diventando insostenibile. Fino ad allora, però, c’eravamo divertiti. Più che a Tele Biella, la prima Telenorba s’ispirava a Tele Emmanuel di Ancona, un’ altra emittente corsara che decise di sfidare il monopolio della tv di Stato. Ricordo che andammo ad Ancona per incontrare il proprietario, che era stato anche arrestato. Fu anche grazie a lui, che il monopolio cadde e che noi potemmo cominciare l’avventura senza violare alcuna legge. Fin dal primo giorno Telenorba aveva il direttore responsabile", spiega Verdesca. "Ci rivolgemmo [per la carica] ad Oronzo Marangelli: allora era l’unico giornalista di Conversano iscritto all’albo (morì tragicamente nel ’76). Trasmettevamo per sedici ore al giorno: mandavamo in onda le partite di calcio del Conversano e anche qualche dibattito. La nostra prima telecamera la comprammo a Bari. Qualche tempo dopo, piazzammo anche un ripetitore sulla collina di Castiglione. Paolo e Vito si occupavano della parte tecnica, io facevo il manager, andavo alla ricerca di pubblicità perché il giocattolo cominciava a costare. Il motore di tutto era la passione. Oltre alla tv, tentammo anche l’ avventura della radio. Si chiamava Crs, Conversano Radio Studio. Trasmettevamo ventiquattro ore su ventiquattro. Ci divertivamo, eccome se ci divertivamo. Poi, i costi cominciarono a salire. Vito Zivoli, uno dei tre, raggiunse un accordo con Luca Montrone: dal Castello, la Tv si trasferì in un palazzo di fronte, dove rimase fino alla costruzione della nuova sede. La radio, invece, fu rilevata da un gruppo di iscritti al Partito socialista, ma ebbe vita brevissima. Di quell’ esperienza, conservo ancora le bobine. Reperti di un’ altra era delle telecomunicazioni". (R.R. per NL)