Agli inizi degli anni ’70, in Italia, oltre ai due canali RAI si diffusero progressivamente i programmi di alcune televisioni straniere.
Tra queste, le più importanti (in lingua italiana) furono la Tv Svizzera (Rtsi), Tele Capodistria (Tv Koper) e Tele Montecarlo (Tmc), che raggiungevano un pubblico potenziale di diversi milioni di telespettatori in un’area che al nord andava da Trieste a Ventimiglia e che a sud si spingeva fino a Napoli.I programmi venivano ripetuti a colori (la Rai avrebbe iniziato la sperimentazione soltanto nel 1977) grazie all’intuizione di piccoli imprenditori privati che, installando ripetitori per diffondere il segnale (qualche volta anche senza autorizzazione del provider internazionale), portarono i broadcaster d’oltreconfine prima nelle grandi aree urbane e successivamente nelle città minori, capillarizzando la distribuzione delle trasmissioni. I primi ripetitori operavano su frequenze a cavallo tra le bande VHF e UHF, non ricevibili dai televisori convenzionali. Per ricevere i segnali, oltre ad antenne dedicate, era quindi necessario un convertitore di frequenza atto a riconvertire i canali fuori banda sulle frequenze VHF o UHF inutilizzate dalla concessionaria pubblica (il business dei ripetitoristi era quello di vendere antenne e convertitori).La richiesta degli impianti riceventi aumentò progressivamente negli anni, toccando punte di rilievo nell’immediata seconda metà degli anni ’70, soprattutto dopo la regolamentazione dell’attività, intervenuta con l’approvazione della Legge 14 aprile 1975, n. 103, che disciplinava l”installazione e l’utilizzazione di impianti ripetitori privati via etere di programmi televisivi e radiofonici stranieri e nazionali.
Nel dettaglio, la Tv Svizzera in quel periodo godeva del maggior numero di ripetitori: ben 149, che permettevano di oltrepassare le Alpi e gli Appennini, arrivando a circa 8 milioni di utenti tra Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Alto Adige e Valle d’Aosta.
Tele Capodistria, invece, era agevolmente ricevuta direttamente dalla Jugoslavia (sul canale 27 Uhf) da oltre 9 milioni di potenziali spettatori lungo tutta la costa adriatica e ripetuta dagli imprenditori televisivi italiani in Friuli, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna,Toscana, Lazio. Per parte propria, Tele Montecarlo era diffusa da sette ripetitori per un bacino d’utenza di 2 milioni di persone tra Liguria, Piemonte e Toscana.Oltre ai canali in italiano venivano ricevute altre sei stazioni che trasmettevano in lingua originale programmi francesi, tedeschi, austriaci, albanesi, maltesi, greci ed africani. Nel merito, la tv francese Antenne 2 era visibile in Liguria, Valle d’Aosta, Toscana, Lazio e nord della Sardegna, illuminando 4 milioni di teste; la tv della Germania ovest, grazie a 30 ripetitori, poteva essere captata da 350 mila persone concentrate in Alto Adige e parte della Lombardia.
La ricezione della tv austriaca, inizialmente riservata a poche migliaia di persone in Trentino A.A., venne progressivamente estesa attraverso l’installazione di 55 ripetitori che la resero visibile anche in porzioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia per un’utenza potenziale di circa 300 mila spettatori.
La tv albanese e quella greca erano invece ricevibili, in nuce, in Puglia ed in Sicilia da un milione e mezzo di persone; mentre le stazioni di Malta e le tv nordafricane potevano essere sintonizzate (pur in maniera irregolare) in alcune zone costiere del sud della Sicilia.La nuova alternativa al sistema televisivo italiano fu ben presto utilizzata dalle prime emittenti private italiane via cavo e da veri e propri pirati dell’etere con programmazione non regolare, spostando il target commerciale dalla vendita e dall’installazione del kit di ricezione alla veicolazione di spazi pubblicitari locali nei caroselli internazionali (attività del tutto illegale, posto che era espressamente vietata dalla normativa di settore vigente al tempo).
Tra le prime manifestazioni pionieristiche di fare televisione attraverso i ripetitori dei segnali esteri sono da ricordare l’esperienze di Teleruscello, nata sul Monte Meto in Versilia sulla fine del 1974, che al termine dei programmi regolari della Tv Svizzera gli succedeva con un monoscopio fisso con impresso un teschio dei pirati, ben presto sostituito da un cartellone pubblicitario con la figura della donna dei dadi del brodo Star e poi, dal 1975, con la messa in onda di immagini dirette del salotto di casa del titolare e di scorci notturni del panorama dalla finestra dell’abitazione.
L’occupazione della frequenza venne poi più opportunamente sfruttata attraverso la veicolazione della programmazione (di spessore) della nota Tele Alto Milanese.Degna di nota è anche l’avventura di Augusto Bleggi, già telecronista Rai della sede di Trento, che, per entrare nelle case dei trentini, sfruttava, al termine dei programmi,il ripetitore di Tele Capodistria. L’esperienza è ricordata sul web dal giornalista: “Il 7 dicembre 1976, salimmo in cima alla Panarotta, ci infilammo nel baracchino del ripetitore di Capodistria, coprimmo le apparecchiature con un telo riportante la scritta Teleradio Dolomiti e ci preparammo all’incursione nelle case della regione. Angelo De Tisi titolare della radio di cui ero direttore manovrava una telecamerina da videocitofono sorretta da tre paletti incrociati e legati da spago; io e Franca Sanvitale accovacciati in attesa dell’ora ‘X’ Bruno Galvan (il ripetitorista) pronto a manovrare per farci navigare sulle frequenze di Tele Capodistria. Alle 20.15, finito il tg slavo, Galvan commutò ed entrammo a sorpresa nelle case trentine. “Buonasera – dissi – non vogliamo rubarvi il film, ma solo farvi capire che, se la Provincia non interviene, fra un po’ dovrete rassegnarvi a guardare solo i programmi Rai”. Poi conclusi: “Ora guardatevi il film, nell’intervallo pubblicitario ci rivedremo ancora”. Fu, insomma, una serata speciale e… glaciale: in doppiopetto blu a duemila metri a strapiombo sopra Levico Terme. Il giorno dopo i giornali con titoloni in prima pagina parlavano dell’incursione e della nascita di una televisione, di una trasmissione pirata, di una conseguente indagine della Procura della Repubblica. Non accadde nulla. Nei giorni successivi tentai di convincere chiunque che il futuro dell’informazione era la tv, che l’occasione per gli imprenditori era propizia per aprire un emittente forte. Nulla da fare. Mi dissero che non capivo un accidente. “Fra tre anni in Italia non ci sarà più traccia di emittenza privata”. Ma qualcuno che mi credette ci fu: Mariano Volani ammiccò facendomi l’occhiolino. Usciti mi disse “la tv la faremo noi due” e fu così che nacque TVA-Televisione delle Alpi, la prima emittente televisiva della regione. Nel 1977 iniziò a trasmettere con la differita della gara automobilistica Trento-Bondone. Telecronista: Augusto Bleggi”. (R.R. per NL)