Il 17 aprile 1977 la Lega Calcio, in occasione del derby calcistico Pescara-Sambenedettese, vietò l’accesso allo stadio di Pescara per la trasmissione televisiva (i famosi tre minuti) di Tele Adriatica – Tva (che si avvaleva della collaborazione del mitico Niccolò Carosio).
E ciò nonostante che l’emittente avesse ricevuto da parte del Pretore di Pescara "il diritto di accesso allo stadio da parte di un organo di informazione, qual è un’emittente locale, al fine di riprendere un avvenimento di largo interesse". L’emittente, tuttavia, aggirò l’ostacolo mandando in onda in diretta la telecronaca dell’intera gara effettuando il servizio dall’esterno dello stadio Adriatico, piazzando le telecamere sul terrazzo al quarto piano di un palazzo adiacente il campo sportivo. L’evento inconsueto (non per le radio private già abituate a questi artifici) determinò un acceso confronto tra le parti. Il Messaggero del 19 aprile 1977 commentò la notizia pubblicando le versioni delle parti in causa. L’avvocato Antonio Minucci, uno dei proprietari della tv, dichiarò: "Iniziativa singolare e che certamente farà discutere parecchio. Ma non verrà ripetuta proprio perché la nostra azione è stata soltanto dimostrativa. Se la Lega ci avesse permesso di entrare allo stadio ci saremmo comportati diversamente, mandando in onda il servizio, come al solito, in differita il giorno dopo". Pronta la replica della dirigenza della società calcistica: "Il danno lo abbiamo già subito nella nostra qualità di organizzatori dello spettacolo calcistico. Dal punto di vista economico, insomma, la diretta di Tva non ci ha certo favoriti. Ed è per questo che, appena sentito il parere della Lega, avvieremo al riguardo un azione legale". (R.R. per NL)