All’inizio fu Mi Radio, misconosciuta radio milanese con sede in Piazza Bertarelli 4 a Milano, operante dalla fine degli anni ’70 sulla frequenza 97,400 MHz.
Nei primi anni ’80, Mi Radio mutava denominazione in Segnale Italia, in esecuzione di un progetto che ambiva addirittura a farla divenire una rete radiofonica nazionale interconnessa, in anni in cui la magistratura era sostanzialmente concorde sull’impossibilità di farlo (i sequestri di Rete 105 del periodo insegnavano). In realtà, tra le ambizioni e le possibilità concrete, c’era un mare di problemi da preventivamente risolvere. Comunque sia, le premesse per realizzare, se non proprio una rete nazionale, almeno un network interregionale, c’erano tutte: studi bellissimi, ottimi speaker (poi approdati nelle principali radio nazionali) e marchio geografico d’origine (la Milano da bere degli anni ’80). Così, in breve tempo, Segnale Italia, gestita dall’editore Roberto Ammollo, concluse accordi di syndication con stazioni a Bergamo (L’Altra Radio 105,1), a Pavia (Rete 89), in Trentino (Radio Canale 64), in Emilia, nel Veneto (Radio San Marco Centrale, di Venezia), in Liguria (Segnale Italia Liguria). Ricorda il tecnico veneto Moreno Lucchi: “Portai il segnale a 950 MHz con una parabola da 1,5 metri da Milano a Venezia presso Radio San Marco Centrale transitando dal lastrico dell’Hotel Michelangelo (ai tempi una delle più ambite postazioni cittadine) al M.te Pastello di Verona (dove si riceveva con una parabola da 3 metri) per poi rimbalzare al M.te Ventolone e quindi giungere a Venezia”. Nel Lazio, invece, vi fu un tentativo di collaborazione con Radio Chat Noir di Roma, che ne avrebbe dovuto diffondere le trasmissioni in differita, attraverso bobine preregistrate in attesa di allestire una dorsale di ponti radio. Sul tappeto però rimaneva il problema della sintonizzazione della radio a Milano, in quanto la frequenza 97,400 MHz era quella dove operava Radiodue RAI dal Monte Penice per l’illuminazione della pianura padana, cosicché le questioni interferenziali erano enormi. Fu proprio per tentare di risolvere tale problema che Segnale Italia fece, nel 1984, un colpaccio, acquistando la prestigiosa frequenza milanese 101,950 MHz di Radio Stramilano, cui venne immediatamente affiancato un ripetitore sui 101,850 MHz al Monte Penice. E qui fu commesso il primo errore imperdonabile, destinato a segnare le sorti della stazione: anziché proseguire lo sviluppo di una promettente diffusione di qualità a Milano, l’editore si fece sedurre dalla possibilità di vendere gli impianti appena acquisiti, che finirono così a Radio Reporter (101,950 MHz Milano) e a Radio Radicale (101,850 MHz da Monte Penice). Il problema della copertura di Milano (la sola frequenza 97,400 MHz condivisa con RAI non permetteva, come detto, un’idonea illuminazione), si ripresentò pertanto con veemenza ed ebbe ripercussioni notevoli, in termini di immagine, sullo sviluppo della rete interregionale: come poteva essere credibile, come partner di prestigio, una stazione che non riusciva nemmeno a farsi ascoltare a casa propria? Ma più che su ogni altra cosa, la difficoltà di farsi ascoltare nel centro di Milano (il ripetitore era alle Torri del Gratosoglio, a Sud di Milano, e quindi arrivava in centro con segnale insufficiente a contrastare la presenza dell’emissione RAI da Monte Penice), aveva incidenza sulla raccolta pubblicitaria “nazionale”, che avrebbe dovuto sostenere lo sviluppo della rete (alle affiliate non veniva naturalmente richiesto nessun contributo, mentre venivano lasciate disponibili le finestre per la pubblicità locale). I centri media e le agenzie guardavano, infatti, con diffidenza un’ambiziosa radio milanese che non riuscivano a sintonizzare nemmeno nei propri uffici. Così, nella seconda metà degli anni ’80, ripresentatasi una buona opportunità, Segnale Italia acquistò l’impianto 94,700 MHz di Radio Diffusione Lombarda, che dall’Hotel Michelangelo illuminava degnamente il centro cittadino, pur convivendo a fatica con la potente emissione a 94,800 MHz da Valcava di Novaradio di Milano. In quella fase storica, tuttavia, i giochi delle reti nazionali interconnesse erano quasi fatti e Ammollo aveva perso il treno. Sul mercato c’erano già da tempo e con crescente successo: Rete 105, Gamma Radio, Radio Radicale, Radio Krishna Centrale, Radio Dimensione Suono, Radio Milano International, Radio Monte Carlo; mentre si stavano posizionando: Radio Dee Jay, Kiss Kiss, Radio Maria, Latte Miele, Italia Network (radio in molti casi rappresentate dalla giovane Reti Nazionali Associate, di cui Segnale Italia era stata tra i fondatori). L’emittente entro quindi, negli ultimi anni del decennio, in una pesante crisi d’identità, che, dopo la perdita degli affiliati, intacco anche l’anima editoriale. Così, da stazione madre di un seducente network nazionale, divenne testa di ponte per lo sbarco a Milano di una rete concorrente che, in brevissimo tempo, aveva colonizzato gran parte delle regioni più popolose d’Italia: la friulana Italia Network. Ma lo fece in curioso connubio con un altro operatore storico milanese: Radio Superstar 106, al tempo ripetitorista parziale di Radio Capodistria. Segnale Italia cedette, infatti, la frequenza milanese 94,700 MHz a Rete 105 (per la 97,400 MHz erano nel frattempo venuti al pettine i problemi con RAI, che ne avevano determinato la disattivazione) e funse da base operativa milanese di Italia Network, che fu veicolata (fino al 1990) sui potentissimi 106 MHz, dal grattacielo Breda di Milano, di Superstar. Poco dopo Segnale Italia avrebbe mutato ulteriormente (e definitivamente) la sua identità: archiviata la velleità di editore, diveniva concessionaria di pubblicità locale del network rampante di Udine. Con la sua avventura si concludeva intanto il decennio illusorio e luccicante della Milano anni ’80. (M.L. per NL)
Nei primi anni ’80, Mi Radio mutava denominazione in Segnale Italia, in esecuzione di un progetto che ambiva addirittura a farla divenire una rete radiofonica nazionale interconnessa, in anni in cui la magistratura era sostanzialmente concorde sull’impossibilità di farlo (i sequestri di Rete 105 del periodo insegnavano). In realtà, tra le ambizioni e le possibilità concrete, c’era un mare di problemi da preventivamente risolvere. Comunque sia, le premesse per realizzare, se non proprio una rete nazionale, almeno un network interregionale, c’erano tutte: studi bellissimi, ottimi speaker (poi approdati nelle principali radio nazionali) e marchio geografico d’origine (la Milano da bere degli anni ’80). Così, in breve tempo, Segnale Italia, gestita dall’editore Roberto Ammollo, concluse accordi di syndication con stazioni a Bergamo (L’Altra Radio 105,1), a Pavia (Rete 89), in Trentino (Radio Canale 64), in Emilia, nel Veneto (Radio San Marco Centrale, di Venezia), in Liguria (Segnale Italia Liguria). Ricorda il tecnico veneto Moreno Lucchi: “Portai il segnale a 950 MHz con una parabola da 1,5 metri da Milano a Venezia presso Radio San Marco Centrale transitando dal lastrico dell’Hotel Michelangelo (ai tempi una delle più ambite postazioni cittadine) al M.te Pastello di Verona (dove si riceveva con una parabola da 3 metri) per poi rimbalzare al M.te Ventolone e quindi giungere a Venezia”. Nel Lazio, invece, vi fu un tentativo di collaborazione con Radio Chat Noir di Roma, che ne avrebbe dovuto diffondere le trasmissioni in differita, attraverso bobine preregistrate in attesa di allestire una dorsale di ponti radio. Sul tappeto però rimaneva il problema della sintonizzazione della radio a Milano, in quanto la frequenza 97,400 MHz era quella dove operava Radiodue RAI dal Monte Penice per l’illuminazione della pianura padana, cosicché le questioni interferenziali erano enormi. Fu proprio per tentare di risolvere tale problema che Segnale Italia fece, nel 1984, un colpaccio, acquistando la prestigiosa frequenza milanese 101,950 MHz di Radio Stramilano, cui venne immediatamente affiancato un ripetitore sui 101,850 MHz al Monte Penice. E qui fu commesso il primo errore imperdonabile, destinato a segnare le sorti della stazione: anziché proseguire lo sviluppo di una promettente diffusione di qualità a Milano, l’editore si fece sedurre dalla possibilità di vendere gli impianti appena acquisiti, che finirono così a Radio Reporter (101,950 MHz Milano) e a Radio Radicale (101,850 MHz da Monte Penice). Il problema della copertura di Milano (la sola frequenza 97,400 MHz condivisa con RAI non permetteva, come detto, un’idonea illuminazione), si ripresentò pertanto con veemenza ed ebbe ripercussioni notevoli, in termini di immagine, sullo sviluppo della rete interregionale: come poteva essere credibile, come partner di prestigio, una stazione che non riusciva nemmeno a farsi ascoltare a casa propria? Ma più che su ogni altra cosa, la difficoltà di farsi ascoltare nel centro di Milano (il ripetitore era alle Torri del Gratosoglio, a Sud di Milano, e quindi arrivava in centro con segnale insufficiente a contrastare la presenza dell’emissione RAI da Monte Penice), aveva incidenza sulla raccolta pubblicitaria “nazionale”, che avrebbe dovuto sostenere lo sviluppo della rete (alle affiliate non veniva naturalmente richiesto nessun contributo, mentre venivano lasciate disponibili le finestre per la pubblicità locale). I centri media e le agenzie guardavano, infatti, con diffidenza un’ambiziosa radio milanese che non riuscivano a sintonizzare nemmeno nei propri uffici. Così, nella seconda metà degli anni ’80, ripresentatasi una buona opportunità, Segnale Italia acquistò l’impianto 94,700 MHz di Radio Diffusione Lombarda, che dall’Hotel Michelangelo illuminava degnamente il centro cittadino, pur convivendo a fatica con la potente emissione a 94,800 MHz da Valcava di Novaradio di Milano. In quella fase storica, tuttavia, i giochi delle reti nazionali interconnesse erano quasi fatti e Ammollo aveva perso il treno. Sul mercato c’erano già da tempo e con crescente successo: Rete 105, Gamma Radio, Radio Radicale, Radio Krishna Centrale, Radio Dimensione Suono, Radio Milano International, Radio Monte Carlo; mentre si stavano posizionando: Radio Dee Jay, Kiss Kiss, Radio Maria, Latte Miele, Italia Network (radio in molti casi rappresentate dalla giovane Reti Nazionali Associate, di cui Segnale Italia era stata tra i fondatori). L’emittente entro quindi, negli ultimi anni del decennio, in una pesante crisi d’identità, che, dopo la perdita degli affiliati, intacco anche l’anima editoriale. Così, da stazione madre di un seducente network nazionale, divenne testa di ponte per lo sbarco a Milano di una rete concorrente che, in brevissimo tempo, aveva colonizzato gran parte delle regioni più popolose d’Italia: la friulana Italia Network. Ma lo fece in curioso connubio con un altro operatore storico milanese: Radio Superstar 106, al tempo ripetitorista parziale di Radio Capodistria. Segnale Italia cedette, infatti, la frequenza milanese 94,700 MHz a Rete 105 (per la 97,400 MHz erano nel frattempo venuti al pettine i problemi con RAI, che ne avevano determinato la disattivazione) e funse da base operativa milanese di Italia Network, che fu veicolata (fino al 1990) sui potentissimi 106 MHz, dal grattacielo Breda di Milano, di Superstar. Poco dopo Segnale Italia avrebbe mutato ulteriormente (e definitivamente) la sua identità: archiviata la velleità di editore, diveniva concessionaria di pubblicità locale del network rampante di Udine. Con la sua avventura si concludeva intanto il decennio illusorio e luccicante della Milano anni ’80. (M.L. per NL)