Il 1977 è annoverato come l’anno delle radio politiche facenti riferimento a quell’ala del Movimento studentesco costituito dai creativi, dagli indiani metropolitani, dall’Autonomia Operaia e dalla militanza clandestina.
Tra le emittenti che amplificavano il pensiero politico di questa organizzazione spontanea si ritagliava in quell’anno uno spazio di primo piano Radio Onda Rossa, “una voce critica e scomoda, libera e vera” (che ancora oggi, a 35 anni di distanza, trasmette nella FM romana). Radio Onda Rossa (FM 93.300 MHz) nasceva il 24/05/1977 in via Volsci 56 (nome di per sé evocativo) a Roma, sotto la forma giuridica di cooperativa composta da un gruppo di militanti della sezione romana di Autonomia Operaia.
Dopo Radio Alice di Bologna, era probabilmente la più nota delle emittenti del Movimento studentesco. Trasmetteva nella capitale un linguaggio ritenuto antigiuridico, prima che scomodo e pericoloso. Al punto che, il 22/01/1980, la polizia appose i sigilli ai locali della radio e trasse in arresto i redattori Claudio Rotondi, Vincenzo Miliucci, Giorgio Trentin e Osvaldo Miniero (Riccardo Tavani e Giorgio Ferrari riuscirono a sfuggire alla cattura). L’intervento si era reso necessario, ad avviso della magistratura, perché l’Autonomia Operaia era considerata la testa pensante delle Brigate Rosse. Le accuse a carico degli arrestati furono pesanti: “istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato e apologia di delitti commessi diffondendo radiofonicamente comunicati delle BR e diffamando continuamente lo stato, la magistratura e le forze di polizia”. Il giorno successivo, l’operazione fu salutata da molti quotidiani nazionali come la fine del Movimento del ’77. Un esempio su tutti, quello del quotidiano L’Unità, che titolava in prima pagina: “Chiusa l’ultima voce dell’Autonomia”. Un ascoltatore scrisse: ”Per me ascoltare Onda Rossa era come sentire la mia voce più forte, come un megafono: ecco il megafono del Movimento! Adesso che è stata chiusa, il Movimento deve essere la voce di Onda Rossa, perché si continui a sentire nelle case e nei posti di lavoro”.
Tra le emittenti che amplificavano il pensiero politico di questa organizzazione spontanea si ritagliava in quell’anno uno spazio di primo piano Radio Onda Rossa, “una voce critica e scomoda, libera e vera” (che ancora oggi, a 35 anni di distanza, trasmette nella FM romana). Radio Onda Rossa (FM 93.300 MHz) nasceva il 24/05/1977 in via Volsci 56 (nome di per sé evocativo) a Roma, sotto la forma giuridica di cooperativa composta da un gruppo di militanti della sezione romana di Autonomia Operaia.
Dopo Radio Alice di Bologna, era probabilmente la più nota delle emittenti del Movimento studentesco. Trasmetteva nella capitale un linguaggio ritenuto antigiuridico, prima che scomodo e pericoloso. Al punto che, il 22/01/1980, la polizia appose i sigilli ai locali della radio e trasse in arresto i redattori Claudio Rotondi, Vincenzo Miliucci, Giorgio Trentin e Osvaldo Miniero (Riccardo Tavani e Giorgio Ferrari riuscirono a sfuggire alla cattura). L’intervento si era reso necessario, ad avviso della magistratura, perché l’Autonomia Operaia era considerata la testa pensante delle Brigate Rosse. Le accuse a carico degli arrestati furono pesanti: “istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato e apologia di delitti commessi diffondendo radiofonicamente comunicati delle BR e diffamando continuamente lo stato, la magistratura e le forze di polizia”. Il giorno successivo, l’operazione fu salutata da molti quotidiani nazionali come la fine del Movimento del ’77. Un esempio su tutti, quello del quotidiano L’Unità, che titolava in prima pagina: “Chiusa l’ultima voce dell’Autonomia”. Un ascoltatore scrisse: ”Per me ascoltare Onda Rossa era come sentire la mia voce più forte, come un megafono: ecco il megafono del Movimento! Adesso che è stata chiusa, il Movimento deve essere la voce di Onda Rossa, perché si continui a sentire nelle case e nei posti di lavoro”.
In un comunicato diffuso dai Comitati Autonomi Operai invece si leggeva: “Con la chiusura di Radio Onda Rossa e l’arresto dei compagni Trentin, Miniero, Rotondi e Miliucci, in troppi credono di aver quadrato il cerchio e di essersi tolti dallo stomaco la scomoda preoccupazione dell’Autonomia Operaia. […] L’intera operazione costituisce, per il momento, l’ultimo episodio di un processo iniziato da tempo…; essa chiarisce perfettamente che, democraticamente parlando, un regime dominato da una legislazione speciale totalizzante e universalmente repressiva può tranquillamente convivere con la partecipazione sempre più organica di partiti come il Pci e il Psi e dei sindacati alla gestione della dittatura capitalistica. Abbiamo sempre ribadito che ai proletari e a noi la clandestinità non piace e che non offriremo comunque questo regalo ai padroni e al loro stato; oggi, di fronte a questa sbracata operazione, non solo riconfermiamo questa linea di condotta, ma valutiamo che la partita non è affatto conclusa e che, anzi, esistono le condizioni per un’ampia mobilitazione di tutti i settori del fronte di classe”.
Ed infatti il sostegno di chi fino a quel momento aveva trovato nell’emittente un mezzo per dar forza alla propria voce si concretizzò il 25 maggio 1982 in un’assemblea pubblica cittadina al teatro Centrale di Roma che portò alla riapertura della radio in concomitanza (estate 1982) con il rilascio dei redattori arrestati. Ma la vita continuava ad essere travagliata per la stazione romane: il 13/10/1982 alle ore 2:15 un ordigno esplose davanti alla porta della sede dell’emittente, provocando danni rilevanti all’interno dei locali dove si trovava solo una persona, che per fortuna rimase illesa. Il procedimento giudiziario non arrivò ad accertare le responsabilità e la bomba rimase un atto di ignoti, anche se i redattori della radio sostennero di aver ricevuto, nei giorni immediatamente precedenti e successivi, telefonate di rivendicazione dell’attentato da un’organizzazione sionista. Nel luglio 1987, poi, l’emittente fu oggetto di una pesante e prolungata disavventura tecnica: la sua frequenza (irradiata con un trasmettitore da 1500 watt) fu oscurata dal segnale isofrequenziale di Radio Vaticana (20.000 watt di potenza), legittima assegnataria della frequenza a seguito della Conferenza di Ginevra dell’Unione Internazionale sulle Telecomunicazioni tenutasi qualche anno prima.
Nonostante le proteste di piazza e le iniziative giudiziarie della radio, la situazione rimase immutata fino al 1995, quando, al termine di un confronto legale e politico estenuante, Radio Onda Rossa decise di occupare la frequenza 87.900 MHz, resasi libera col fallimento (nel senso civilistico del termine) di Voglia di radio, una radio commerciale romana che l’aveva censita ex art. 32 L. 223/1990. Pochi giorni prima del Natale 1995 la radio organizzò una manifestazione a piazza Venezia da dove trasmise per la prima volta sulla nuova frequenza. Il 13/02/1996 l’emittente ricevette finalmente dal Ministero delle Comunicazioni l’autorizzazione ufficiale (di fatto una ratifica) a trasmettere sugli 87,900 MHz. Il 05/02/2002, però, un’ordinanza di revoca del provvedimento autorizzatorio piombò su Radio Onda Rossa a seguito di un pronunciamento del Consiglio di Stato che aveva riportato in bonis Voglia di Radio, a cui nel frattempo era succeduta Teleradiostereo 2, che quindi rivendicava il diritto ad esercire indisturbata la frequenza 87,900 MHz. Risultato: Radio Onda Rossa avrebbe dovuto tornare a trasmettere – si fa per dire – sui 93,300 MHz, in condivisione con Radio Vaticana. Soluzione ovviamente impensabile. La lunga querelle giudiziario-amministrativa intrapresa si concluse solo nel 2006, con la conferma a trasmettere sulla frequenza 87,900 MHz per Onda Rossa e l’assegnazione della frequenza 90,700 MHz (intercanale risultato disponibile tra le emissioni a 90,500 e a 90,900 MHz) a Teleradiostereo 2. La radio attualmente è autogestita e si finanzia con sottoscrizioni, concerti ed eventi, non trasmettendo alcuna forma di pubblicità commerciale. (R.R. per NL)