L’atto dimostrativo di "Firenze Libera – Radio Televisione Indipendente" del ripetitorista Mauro Montagni e dell’avvocato Federico Federigi è passato come la prima trasmissione televisiva via etere in Italia da parte di un soggetto che non fosse la Rai.
Anche se ciò non corrisponde al vero, in quanto, come già ampliamente focalizzato sulla nostra rubrica, altre emittenti locali prima del 1974 trasmettevano in UHF, nulla toglie che la tv toscana ha rappresentato un importantissimo tassello fattuale e giuridico allo sviluppo della tv privata italiana. La puntata di oggi di SRTV intende pertanto ripercorrere l’excursus pionieristico della sua messa in onda (documentata da diversi video in circolazione sul web). Considerato che l’emittente fiorentina non aveva ancora un ponte di collegamento per inviare i propri segnali alla postazione del monte Secchieta, il tecnico della stazione registrò i primi programmi attraverso un videoregistratore e, con l’ausilio del figlio del Montagni, Sandro, si recò alla postazione montana per collegare l’apparato al trasmettitore da 3 W (lo stesso in precedenza impiegato per ripetere il segnale di Antenne 2 in occasione dei mondiali di calcio del 1970 ed al momento usato per rilanciare l’emittente estera Tv Koper Capodistria sul canale 45 UHF) alimentato da batterie da camion a 12V. Fu così che, in occasione del trentesimo anniversario della liberazione di Firenze dalla dittatura nazifascista (che ricorreva il giorno successivo), alle 20.20 del 10 agosto 1974 la tv fiorentina trasmise una registrazione di circa 40 minuti costituita da quattro interviste realizzate negli studi di Piazza Indipendenza 21 a Firenze da Achille Vuturo (consigliere provinciale del Psi) che ricordava anche la strage del treno Italicus, avvenuta pochi giorni prima. Interviste fatte, in ordine di apparizione, a: Ludovico Ragghianti (rappresentante del Comitato toscano di Liberazione); Luigi Tassinari (Presidente della Provincia di Firenze); Luciano Bausi (Sindaco di Firenze) e Lelio Lagorio (Presidente della Regione Toscana). L’annunciatrice era Maria Luisa Spinazzi. Al suono di “Bella ciao” furono rievocate le drammatiche giornate dei combattimenti che interessarono Firenze e che ebbero il culmine con la cacciata dei tedeschi e l’insediamento, l’11 agosto 1944, del nuovo governo cittadino a Palazzo Medici Riccardi. Immagini d’archivio fornite dall’Istituto Storico della Resistenza intervallarono le interviste, mostrando scene di combattimenti e le rovine causate dai bombardamenti. Al termine, un’altra annunciatrice ringraziò chi aveva partecipato e contribuito a realizzare la trasmissione; subito dopo, alle ore 21, iniziarono le regolari trasmissioni serali di Capodistria, con un film a colori. La registrazione "pirata" in bianco e nero venne captata da tutti coloro che avevano un’antenna con convertitore: secondo varie fonti, si trattavi di una cifra compresa tra 2.800 e 3.000 telespettatori, distribuiti tra Firenze e le provincie di Pistoia, Pisa e Lucca. La trasmissione non aveva soltanto uno scopo sperimentale sul piano tecnico, ma chiaramente un significato provocatorio contro il monopolio trasmissivo della RAI. Il Ministero delle Poste si fece sentire tramite una nota inviata all’Ansa: "L’iniziativa di Firenze Libera appare in contrasto con la riaffermata legittimità della riserva dello Stato sulle radiodiffusioni“, ed espresse preoccupazioni per “l’uso incontrollato di radiofrequenze” che potevano interferire sia con la televisione nazionale, che con altri servizi di interesse pubblico basati sulle radiocomunicazioni. Il giorno dopo, 11 agosto, L’Unità (n. 219) titolava: “Trasmissione TV via etere per 2.800 apparecchi a Firenze” attribuendo la paternità addirittura: "a corrispondenti della radio jugoslava di Capodistria". Fabio Felicetti ne l’edizione del 12 agosto de Il Corriere della Sera (n. 31) rilevava “Una misteriosa stazione via etere" che "celebra la liberazione di Firenze“, mentre Il Tempo scriveva: “TV libera, ma via-etere al canto di “Bella Ciao”. L’allora ministro alle Poste e Telecomunicazioni, Giuseppe Togni, dichiarava: "Avrei potuto farli arrestare, ma non ho voluto". Immediata, sul punto, la replica del legale e socio di Montagni, l’avvocato Federici, che fece presente come il ministro non potesse arrestare nessuno, in quanto l’organo preposto a questo compito, semmai, era la magistratura, presentando, a dimostrazione delle proprie ragioni, una querela alla Procura fiorentina. Prontamente, in una conferenza stampa, il ministro Togni precisò allora che le sue dichiarazioni erano state fraintese, poiché si riferivano all’arresto delle trasmissioni televisive e non alle persone. Dalle tv via cavo (circa una trentina nella penisola), raccolte nell’associazione nazionale ReteA-21, pervenne un comunicato di condanna dell’iniziativa, nel quale si specificava che l’associazione non aveva nulla a che fare con quell’avvenimento e che l’ente si dissociava e disapprovava “le decisioni degli anonimi fiorentini che, superando le democratiche decisioni della Corte Costituzionale in materia, suonano ingiustificata provocazione per le leggi in vigore e compromettono la serietà della battaglia sinora portata avanti per la libertà d’informazione sancita dall’articolo 21 della Costituzione". Dopo questa trasmissione i programmi di Firenze Libera vennero sospesi, in pendenza della minaccia del sequestro degli impianti da parte del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. La riapertura avvenne un mese e mezzo più tardi. Il 19 settembre Il Messaggero, in un pezzo di Paolo Berardengo, annunciava il ritorno: "La Tv libera di Firenze entra oggi in funzione" . Gli fecero eco Il Tempo: "Tele Firenze oggi il via" e La Stampa: "Oggi Telefirenze comincia a trasmettere". Quel 19 settembre andò in onda una seconda trasmissione di Achille Vuturo, seguito da un intervento di Domenico Bartoli (direttore del quotidiano La Nazione), che rivolse un saluto alla nuova stazione televisiva auspicando che potesse rompere il conformismo della Rai stimolando una leale concorrenza per l’informazione. Seguirono un’intervista, realizzata da Enzo Tortora (ex giornalista Rai esiliato nel 1969) ad Indro Montanelli (direttore de Il Giornale) nella quale si sottolineava il rischio che le televisioni “libere” diventassero dei semplici doppioni della televisione di Stato, ed un dibattito ("La libertà, questa libertà conquistata o da conquistare") sulla libertà d’informazione (della durata di circa 40 minuti e moderato dallo stesso Tortora). Al programma, parteciparono Peppo Sacchi (direttore di Tele Biella e Presidente dell’associazione A21 tra le stazioni televisive via cavo), Valdo Spini (del PSI), Giancarlo Masini (redattore de Il Giornale e Presidente dell’Unione Italiana Giornalisti Scientifici), Giovanni Lombardi (giornalista de L’Unità) e gli onorevoli Edoardo Speranza (Dc), Marco Pannella (segretario nazionale della Lega per il divorzio), il teologo Padre Ernesto Balducci e Francesco Colonna (segretario fiorentino del Pli). Tortora esordì con la frase “La faccia di chi vi parla in questo momento compare sui teleschermi italiani dopo circa cinque anni di assenza". Stavolta la reazione del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni non si fece attendere. Con la rapidità di un fulmine arrivò la denuncia contro la tv fiorentina. Il giorno dopo 20 settembre seguirono gli echi della stampa sulla vicenda. Il Messaggero: "La Tv “Firenze libera” denunciata dal Ministro delle Poste"; Il Tempo: "Denuncia del Ministero PT contro “Firenze TV libera”; La Stampa: "E’ nata a Firenze la tv cittadina ma Togni l’ha subito denunciata"; Il Corriere della Sera: “Firenze libera” nasce e il ministero la denuncia"; L’Unità: "Stazione televisiva in funzione a Firenze. Capodistria fa da ripetitore. Le trasmissioni regolari aperte da un dibattito. 5 mila abbonati". E ancora, nei giorni successivi, Il Corriere della Sera che titolava: "La battaglia fra Togni e il "libero video" di Firenze"; Il Messaggero: "La tv Firenze Libera replica: vogliono soltanto intimidirci". Gli echi della vicenda proseguirono il 27 settembre sul Corriere della Sera: "Firenze Libera querela Togni" e La Stampa: "Temuta sfida alla vera tv". L’avvocato Federici dichiarò che dopo il periodo di trasmissioni sperimentali (del 10 agosto e 19 settembre) l’emittente, con una spesa di 60 milioni per trasmettitori, telecamere e resto delle apparecchiature, avrebbe ripreso in ottobre con una programmazione di undici trasmissioni mensili e dal novembre con programmi quotidiani (esclusa la domenica) dalle ore 19.00 alle ore 23.00. Giovedì 3 ottobre alle 19.30 la tv tornò in onda per la terza volta con le immagini del Perseo di Benvenuto Cellini (simbolo della stazione), con un’intervista all’ex assessore comunale Vittorio Foti (PsdI) sull’urbanistica cittadina, una scenetta in dialetto, un breve notiziario regionale ed un incontro con i tifosi della Fiorentina. Dell’evento se ne occupò anche Panorama (n. 441 del 3/10/1974) nel pezzo "All’ultimo video" di Franco Vaselli. I responsabili della stazione dichiararono: "Abbiamo scelto la tv via etere perché costa meno. Una tv via cavo richiede miliardi e a Firenze è irrealizzabile perché nessun sovrintendente ai monumenti darà mai il suo consenso a cavi sotterranei o sospesi". Nel mese, come promesso, ci furono altre 11 trasmissioni. Lunedì 18 Novembre alle 19, in leggero ritardo sui tempi previsti, finalmente iniziarono i programmi regolari con il film Giordano Bruno di Giuliano Montaldo interpretato da Gian Maria Volontè; cartoni animati; servizi sportivi e informazioni cittadine. La trasmissione fu aperta da un editoriale sul perché dell’iniziativa e fu intercalata da un inserto a colori del 2° canale della O.R.T.F. francese. In redazione con Vuturo (speaker e telecronista), due giornalisti, un pubblicitario, un esperto di pubbliche relazioni, due annunciatrici e tre segretarie. (R.R. per NL)