Poco dopo le 8 del 16 marzo 1978 Renzo Rossellini (figlio del regista Roberto), conduttore e fondatore di Radio Città Futura (radio libera vicina all’Autonomia), lanciò dall’emittente un annuncio: "Forse rapiscono Aldo Moro".
E, mezz’ora dopo, Moro fu effettivamente rapito. L’inquietante episodio fu portato a notorietà a seguito di una segnalazione della signora Giannettino, domestica del senatore Vittorio Cervone, la quale dichiarò di avere ascoltato, circa 45 minuti prima dell’evento di via Fani, la notizia del rapimento dell’onorevole. Gli accertamenti di polizia vennero svolti dal dottor Umberto Improta, che ascoltò la signora alle ore 14 dello stesso 16 marzo e si conclusero negativamente per la "palese poca attendibilità della notizia, data verosimilmente in buona fede dalla Giannettino", la quale, secondo gli inquirenti, nell’emozione del momento, aveva attribuito al comunicato "un orario diverso da quello che in realtà andava dato". Tuttavia, anche altre due persone riferirono di aver sentito la (presunta) anticipazione del fatto criminoso: Rosa Zanonetti su una radio privata milanese e una donna, che volle mantenere l’anonimato, che chiamò TeleRoma 56. Il giorno dopo, 17 marzo, alle 8.15, infatti, la stessa Radio Città Futura informò che era stata chiamata dai conduttori di Radio Onda Rossa di Roma (radio vicina al Movimento studentesco), alcuni dei quali il giorno prima avevano seguito una trasmissione di Teleroma 56 nel corso della quale un’ascoltatrice aveva telefonato sostenendo di aver sentito la notizia del rapimento di Moro alle 8 del mattino su RCF. A commento di questo episodio, Radio Città Futura parlò di "supposizione metafisica". Purtroppo gli inquirenti poterono acquisire da Radio Città Futura soltanto la registrazione di una trasmissione delle ore 8.20, durata un paio di minuti, e relativa ad una manifestazione in programma a sostegno del popolo palestinese, nonché di una trasmissione iniziata alle ore 9.33 che, citando le notizie date dal GR 2, commentava gli avvenimenti di via Fani. Cosa davvero trasmise RCF intorno alle 8 del 16 marzo rimase e probabilmente rimarrà un mistero. Quel che incuriosisce è però il fatto che il Centro di ascolto dell’Ucigos (acronimo dell’Ufficio centrale per le investigazioni generali e per le operazioni speciali, organismo della Polizia di Stato che, tra l’altre cose, ascoltava e registrava le radio private con connotazione politica) interruppe la registrazione dalle 8:20 alle 9:33, cioè proprio a cavallo del rapimento, come in seguito fu accertato. Renzo Rossellini, venne interrogato a lungo nel corso di tre diverse sedute, ma restò sempre sul vago, ammettendo di aver solo accennato ad un’ipotesi che "circolava da più giorni negli ambienti vicini all’estrema sinistra" e cioè che le Brigate Rosse stessero "per tentare, prossimamente, forse lo stesso giorno, un’azione spettacolare", per esempio "un attentato contro Aldo Moro". Il 4 ottobre 1978 in un’intervista (poi smentita dallo stesso interlocutore) per il giornale francese Le Matin, Rossellini rimarcò: "Ero personalmente in onda il mattino del 16 marzo. Ho spiegato che le BR stavano, forse il giorno stesso, per tentare un’azione spettacolare. Fra le altre ipotesi annunciai la probabilità di un attentato contro Aldo Moro. 45 minuti dopo, Moro fu rapito. Io non affermavo. Era un’ipotesi. Preciso che questa ipotesi circolava negli ambienti dell’estrema sinistra. Noi sapevamo che il 16 marzo doveva presentarsi alle Camere il primo governo sostenuto dal Pci. Era evidente per noi che questa era l’occasione sognata dai brigatisti. Bisognava rapidamente, immediatamente marcare il nostro disaccordo, perché io temevo e temo sempre che una escalation della violenza abbia il risultato di criminalizzare l’insieme del movimento." Ed ancora dopo 27 anni, nel 2005: "Come andò lo ricordo abbastanza bene perché i giorni precedenti avevamo molto dibattuto su quello che stava succedendo in Italia: per la prima volta, proprio quel giorno si stava per votare un governo, il governo Andreotti, al quale il Partito Comunista avrebbe accordato l’astensione. Di fatto entrava nell’area del governo. Tutto ciò ci portava a pensare che le Brigate Rosse avrebbero avuto l’interesse e l’intenzione di manifestarsi in qualche modo. Nella rassegna stampa dissi più o meno questo". L’altro conduttore di Radio Città Futura, Raffaele Striano, escluse la possibilità che potesse essere andata in onda una trasmissione avente i contenuti sopra riportati ed anzi precisò di avere egli stesso comunicato per telefono alla Radio la notizia, circa mezz’ora dopo il fatto, dalla redazione di Paese Sera. Da allora la radio romana è rimasta al centro di un "giallo" che dura da 35 anni. (R.R. per NL)