Il caso Telenapoli-Tele Diffusione Italiana ha sempre fatto discutere. La nascita della prima tv libera italiana è storicamente fatta coincidere con l’avvio delle trasmissioni via cavo di Telebiella di Giuseppe (Peppo) Sacchi, nel 1971-72.
Eppure, dalla metà degli anni ’90 si è cominciato a parlare di una esperienza antecedente di 5 anni, quella, appunto di Telenapoli dell’allora quarantenne ing. Petrangelo Gregorio, che avrebbe iniziato le trasmissioni ufficiali il 26/04/1967 (addirittura quelle sperimentali dal 24/12/1966), connotandosi come la prima televisione privata italiana. Se è vero che prima di Telebiella (ed anche di quelle, presunte, di TDI del 1966) in molti avevano tentato di scardinare il monopolio RAI con esperimenti fugaci, va riconosciuto all’ex regista della concessionaria pubblica Sacchi di aver avviato qualcosa di continuativo ed organizzato, attirando l’attenzione politica ed istituzionale (e i fulmini di questa). I contestatori del primato si chiedono: come è possibile che un’impresa che pochi anni dopo l’avvio delle trasmissioni avrebbe avuto (dati di Gregorio) 150 dipendenti, 380 km di cavo, 28.000 utenti viveva in sordina al punto da essere superata in notorietà da tv familiare come quella di Sacchi e della moglie? Eppoi vi sono delle autodichiarazioni di Telenapoli contrastanti, che dichiaravano l’inizio delle trasmissioni nel 1974 (cfr. foto acclusa a questo articolo). A supporto degli scettici anche il fatto che l’atto costitutivo della Telediffusione Italiana srl risale “solo” al 17/12/1970, che è pur sempre di qualche mese antecedente a quello di Telebiella e di per sé non attesta l’avvio delle trasmissioni sul piano tecnico-concreto. La querelle sulla primogenitura di TDI è del resto. tracciata anche da Wikipedia che così riporta: “Molti osservatori restano increduli nel rilevare le notevoli difficoltà che bisognava superare e che avrebbero reso impossibile una realizzazione del genere. Vero è che i successi conseguiti dalla Telediffusione Italiana Telenapoli furono così eclatanti da destare incredulità nella stessa giornalista Annamaria Ghedina che si accingeva a scrivere “La vera storia della Televisione Libera italiana”, non avendola constatata di persona, perché all’epoca risiedeva a Milano. Per averne conferma, si assunse l’onere di intervistare 50 noti personaggi (uomini di cultura, giornalisti, artisti, tecnici TV, che avevano compartecipato alle varie iniziative della Telediffusione Italiana), fra i quali Aldo Bovio, Vittorio Paliotti, Angelo Manna, Elena Croce, Mimmo Carratelli, Mauro Caiano, Benedetto Casillo, Lucia Cassini, Alberto Sordi, Enzo Tortora, Arnaldo Delehaye, Domenico De Simone, Caterina De Santis, Angela Luce, Gloria Cristian, Alighiero Noschese, Gino Rivieccio, Gloriana, Mario e Sal da Vinci, Paolo Del Vaglio, Mirna Doris, Aurelio Fierro, Ninì Grassia, Clemente Hengheller, Orazio Mazzoni, Renato Ribaud, Franco Nico, Renato Rutigliano, Alma Manuela Tirone, i Fatebenefratelli, Max Vajro ed altri ancora, le cui interviste sono riportate dalla Ghedina nel suo volume. Tutti confermano con nostalgia ed entusiasmo la grandeur della Telediffusione Italiana di Napoli. Basta considerare che stendere 380 km di cavo nell’intera città, da Bagnoli al Cardarelli, da Secondigliano a Ponticelli, con condomini ostici, che non permettevano neppure l’appoggio di una staffa… fu un’impresa ardua superata con un provvidenziale savoir faire napolitain: oltre i 150 dipendenti, furono appaltate 8 ditte specializzate (che lavoravano per l’allora SIP e per l’Enel……che riuscirono a piazzare tutti i cavi primari, senza la minima contestazione, perché si riteneva che stessero lavorando per la Sip o per l’Enel! Dopo i primi allacciamenti, furono gli stessi condomini a “raccomandarsi” per avere la precedenza negli allacciamenti successivi. A parte le difficoltà logistiche per cablare un’intera città come Napoli, vi erano delle enormi difficoltà oggettive: mancanza di materiale specifico, mancava un cavo a bassa attenuazione: fu prodotto esclusivamente per la Telediffusione Italiana dalla ditta belga Sannefois di Liegi: giunsero a Napoli tre tir per il solo trasporto degli enormi “rocchettoni” di cavo. Mancavano le cassette di distribuzione plurima: la Philips ne produceva un tipo a 4 uscite (e ne occorrevano almeno 20 per collegare un intero caseggiato). Si fu costretti a produrre in loco queste particolari cassette, direttamente nella sede di piazza Amedeo, dove venne realizzata una piccola fabbrica con nastro trasportatore. Per i soli 12.000 contenitori a tenuta stagna di alluminio, la “Pressofusione Sabella” lavorò ininterrottamente per oltre 6 mesi. Nel contempo furono attrezzati 6 studi televisivi a colori (unici all’epoca) ed una nutrita redazione con 15 giornalisti, assicurando un lavoro a 150 dipendenti. Questa imponente realizzazione fu possibile grazie al gruppo dei benemeriti fratelli Enrico ed Ubaldo Capozzi, che vollero sostenere tutte le iniziative proposte da Pietrangelo Gregorio. Ad essi va riconosciuto il merito di aver fatto assegnare alla città di Napoli il primato incontestato nel settore televisivo. I fratelli Capozzi riuscirono a riunire numerosi professionisti ed imprenditori realizzando un’importante finanziaria la “Finin”, che sostenne tutte le notevoli spese relative (nell’ordine di oltre 3 miliardi di lire dell’epoca). Con la liberalizzazione dell’etere (luglio 1976) la TV Cavo divenne “ex abrupto” obsoleta e….la Telediffusione Italiana fu costretta ad aggiornarsi, lasciando il cavo e iniziando ad irradiare via etere da Monte Faito. Ancora oggi su molti edifici napoletani possono “ammirarsi” residui di cavi e di cassette di distribuzione della vecchia Telediffusione Italiana Telenapoli. La “Telediffusione Italiana Telenapoli”, fondata da Pietrangelo Gregorio, iniziò le trasmissioni via cavo a Napoli, il 24 dicembre 1966, trasmettendo, per prima, spot pubblicitari per promuovere alcuni prodotti in vendita presso i magazzini Upim. Quindi si collegarono al cavo numerosi bar e pubblici esercizi. Subito dopo iniziarono gli allacciamenti agli utenti privati. I programmi, inizialmente, comprendevano i titoli dei quotidiani “il Mattino” e “Roma”, piccoli spettacoli di cabaret e canzoni napoletane. Tutti i programmi andavano in diretta perché all’epoca mancavano i videoregistratori. Successivamente, i programmi più impegnativi venivano filmati con cineprese 16 mm, accoppiate al Nagra e una volta sviluppati e montati in moviola i filmati, venivano trasmessi più volte col telecinema. Per regolarizzare meglio l’attività, nata come ditta individuale nel 1966 e per soddisfare le richieste crescenti di allacciamenti, il 17/12/1970 si costituì la società “Telediffusione Italiana”, con atto del notaio Carlo Tafuri (repertorio nº10965 – Raccolta 511). Orbene, anche prendendo come documento ufficiale questa tardiva costituzione della società “Telediffusione Italiana”, datata 17/12/1970, rimane tacitamente acquisita la priorità della televisione via cavo napoletana, rispetto a quella di Telebiella, che iniziò le trasmissioni (come riportato dal suo stesso sito Internet 1 solamente il 6 aprile 1972. Quindi, la “primogenitura” resta, indiscutibilmente, alla Telediffusione Italiana Telenapoli. Telebiella, fondata da Peppo Sacchi nel 1972 (sei anni dopo la nascita della Telediffusione Italiana Telenapoli) ha il grande merito di essere stata la prima emittente ad aver intrapreso azioni legali che convalidarono la liceità della TV Cavo, contribuendo alla nascita di numerose televisioni libere in Italia. Per questo merito ha acquisito una notevole notorietà (grazie anche al coinvolgimento di testimonial quali il presentatore Enzo Tortora e il cantante Bruno Lauzi), al punto che importanti autori hanno ritenuto, e non a torto, che Telebiella fosse anche la prima TV libera nata in Italia. Nel volume “Da Gregorio a Berlusconi – la vera storia della Televisione Libera in Italia” di Annamaria Ghedina (edizioni Vittorio Pironti), e in “il Mucchio Selvaggio” di Dotto e Piccinini (edizioni Mondadori), le varie trasmissioni RAI e di Mediaset (in particolare Matrix del 3 novembre 2006) e così via, per smentire coloro che sostengono che “mancherebbero riscontri” per stabilire la primogenitura di Telediffusione Italiana. Dopo tutto basterebbe la data certa della costituzione della società, avvenuta nel 1970, qualche mese prima della registrazione in tribunale di Telebiella, come giornale periodico a mezzo video. È anche utile per gli studiosi ricordare che, con l’intervento determinante del “Gruppo Enrico ed Ubaldo Capozzi”, la Telediffusione Italiana Telenapoli, progredì al punto che nel 1975 fu considerata la più importante TV Cavo d’Europa, con i suoi 380 chilometri di cavo, 200.000 test point per allacciamenti, 150 dipendenti, 15 giornalisti, sei studi televisivi a colori“. Tuttavia, come detto, questa imponente realizzazione trovò una brusca battuta d’arresto dalla sentenza 202/1976 della Corte Costituzionale che, liberalizzando la TV via etere, rendeva obsoleta ed antieconomica la TV via Cavo. Telenapoli TDI migrò quindi all’etere, dando il via a Canale 21, storico brand napoletano (tuttora in esercizio) ma senza un primato in tal senso (altre tv libere erano al momento già attive in VHF e UHF). Quanto al suo geniale inventore (a prescindere dalla disputa sulla datazione delle prima trasmissioni) va ricordato che Gregorio fu anche l’ideatore del 3D Stereoscopico, presentato il 30/03/1994, per le trasmissioni tridimensionali con il sistema stereo g.a. di sua invenzione. In occasione della sua presentazione venne realizzato il più grande schermo polarizzato mai costruito (primato ancora imbattuto) con una lunghezza di 60 Metri, sul quale, per oltre un anno furono videoproiettate le riprese televisive tridimensionali su Pompei, con la spettacolare riproduzione stereoscopica dell’eruzione del 79 d.C.
Sta di fatto, al di là delle contestazioni sulla primogenitura delle trasmissioni via cavo, Telenapoli e Gregorio meritano un tributo, che mercoledì prossimo, 26/04/2017, il Corecom Campania dedicherà, dedicando loro il convegno “Mezzo secolo di comunicazione libera”. L’evento si terrà presso la Sala Nassiriya del Consiglio regionale della Campania (isola F13 del Centro Direzionale). Parteciperanno ai lavori moderati da Davide Conte la presidente dl Consiglio regionale Rosa d’Amelio e interverranno il fondatore di Telenapoli, l’ingegner Pietrangelo Gregorio (classe 1928), il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, il presidente del Corecom Lino Zaccaria e il presidente di Confindustria Tv Franco Siddi. Previste testimonianze di giornalisti e artisti che parteciparono a quell’esperienza: Benedetto Casillo, Lucia Cassini, Antonio Corbo, Arnaldo Delehaje, Lorenza Foschini e Massimo Milone (M.L. per NL)