Se è vero che gli USA sono lo specchio del nostro incipiente futuro, i broadcaster tv nostrani dovrebbero fare alcune meditazioni su quanto segue.
I resoconti economici americani sulla raccolta pubblicitaria tv sat e cavo (la penetrazione DTT negli USA è insignificante) restituiscono dati in inquietante calo per un mercato ormai in stabile ripresa da un paio d’anni: giganti come Viacom (MTV e Nickelodeon), CBS, Walt Disney Espn, 21 Century Fox registrano flessioni tra il 3 e il 14% (si salva solo Discovery, che rimane stabile, ma si tratta di magro conforto) a fronte di un aumento degli investimenti pubblicitari in generale. Ma, a dispetto delle facili congetture, a poppare le risorse non sono gli oligopolisti del web (Google, Facebook, ecc.), ma la tv on demand (VOD), con in testa il colosso Netflix, che sta dragando gli investimenti dirottati dalla tv tradizionale. Segno che s’è chiusa un’era? No, piuttosto un segnale che la tv old style deve mutare pelle. E lo deve fare prima che sia troppo tardi, riunendo le proprie attenzioni sulle tipicità pregiudicate alla tv a domanda, con in testa gli eventi live. Questi ultimi, secondo gli analisti televisivi, sono infatti dotati di una capacità attrattiva tale da azzerare lo zapping compulsivo che contraddistingue il web. Vano quindi misurarsi sul terreno dei contenuti statici (la forza del VOD è un archivio ad accesso immediato virtualmente infinito) sperando d’intercettare l’utente annoiato. L’arma vincente della tv generalista rimane quella che, fin dall’esordio, le ha permesso di stroncare la stampa: il live show.