A settembre potrebbe già arrivare sul tavolo del Parlamento
Martedì scorso, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Franco Riccardo Levi, in occasione dell’assemblea nazionale dell’associazione delle cooperative editoriali e di comunicazione, la cosiddetta Mediacoop, ha annunciato che è terminata la redazione del disegno di legge per la riforma dell’editoria. La rivisitazione della Legge 416 del 1981, relativa appunto alla disciplina sulle imprese editrici, prevede la redazione di un testo unico, nel quale confluiscano tutte le normative di settore. Tra le altre novità, è prevista la clonazione di una nuova definizione di prodotto editoriale, che prescinderà da considerazioni tecniche sui supporti del prodotto editoriale. In particolare, per la nuova qualificazione di prodotto editoriale, si cercherà di renderlo coerente e all’altezza dei tempi, sicché si terrà conto soprattutto del fatto che esso è il risultato della creatività e dell’ingegno umano. Peraltro, posto che l’obiettivo principale della riforma in parola attiene ai sostegni economici per le imprese editoriali, nel disegno di legge di cui si tratta in questa sede saranno previsti contributi diretti alle imprese che, in assenza di sostegni pubblici, sarebbero destinate a scomparire, comportando con ciò la perdita del pluralismo. Inoltre, sempre al fine di difendere il pluralismo nel settore dell’editoria, saranno previsti contributi indiretti, ai quali potranno partecipare tutti i soggetti operanti nel mondo dell’editoria e tutte le imprese di produzione e di distribuzione. In proposito alle provvidenze, è stata rilevata la necessità di affinare il sistema dell’erogazione delle provvidenze, in modo tale da assicurare che detti benefici, una volta assegnati, non vengano dispersi. Sempre in merito a questa problematica, dall’assemblea di Mediacoop sono emerse alcune proposte al fine di garantire che i sostegni siano attribuiti a soggetti che ne hanno effettivamente titolo, quali, a titolo esemplificativo, il rispetto della norma secondo la quale almeno il 51% dei dipendenti giornalisti devono essere soci. Infine, altra questione che tratta la riforma concerne le competenze delle cariche interne alle redazioni, andando ad intervenire sull’annoso problema della fluidità del lavoro delle imprese e sulla registrazione di imprese e testate. (D.A. per NL)