Il 9 maggio in Italia si è “festeggiato” la Giornata dell’Informazione. Precedendo di un giorno la più tradizionale Festa della Mamma, il mondo dell’informazione nostrana, su iniziativa del Consiglio Nazionale, in collaborazione con i Consigli Regionali dell’Ordine dei Giornalisti, ha discusso, analizzato, proposto e criticato il modo in cui si fa informazione in Italia.
Incontri in alcune città italiane, il centro nevralgico è stato costituito dal convegno svoltosi a Sassari, che ha visto la partecipazione di alcuni dei maggiori rappresentanti della categoria dell’informazione, nonché personaggi politici locali e nazionali ed autorità di primo piano, come l’ex Ministro dell’Interno ed attuale presidente della Commissione Antimafia, Beppe Pisanu. Tra i politici, i deputati nazionali Carmelo Porcu e Bruno Murgia e tra i rappresentanti di categoria, il consigliere nazionale dell’Ordine Giancarlo Ghirra e Maria Francesca Chiappe, presidente dell’Unione dei cronisti sardi, nonché il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi. Si è parlato di giornalismo, di come il giornalismo in Italia necessiti di essere riformato dalla base, ma non certo seguendo la strada che il governo sta percorrendo. Non certo con il ddl Alfano. A dirlo sono stati un po’ tutti i relatori, ma non è certo una novità che la categoria professionale dei giornalisti (nonché degli editori) sia radicalmente contraria al disegno di legge presentato dal governo Berlusconi. Parole dure, in particolare, sono state rivolte da Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, il quale ha parlato del futuro dell’Ordinamento professionale, della necessità di una riforma sostanziale e degli abomini del ddl Alfano, che limita, anzi “imbavaglia” (come Siddi ha sostenuto) l’informazione. “Le norme del ddl Alfano sono gravi e inaccettabili – ha detto – portano a una condizione di riduzione della democrazia del Paese”. Certamente trincerarsi dietro un rispetto di norme sulla privacy costantemente calpestate non è una scusa sufficiente per “indurre norme illegali”. Per farlo, secondo Siddi e secondo gran parte della rappresentanza professionale, le strade da percorrere sono altre. Prima tra tutte una riforma sostanziale, profonda dell’Ordine. Anzitutto, “con la salvaguardia dell’art. 2 (autonomia e segreto professionale e lealtà dell’informazione)” e, soprattutto, istituendo “un giurì per la corretta informazione con pronunciamenti rapidissimi in caso di ricorsi sulla privacy e infine alleggerimenti degli apparati burocratici”. Secondo Siddi un significativo passo in avanti da questo punto di vista è costituito dalla proposta di legge presentata in tono bipartisan da esponenti di entrambi gli schieramenti (Pisicchio, Mazzuca e Giulietti) e i cui obiettivi sono: snellimento del consiglio, accesso, formazione, procedure della disciplina deontologica più agili, Giurì per la lealtà dell’informazione sono elementi significativi. Ma è in materia di rispetto della privacy che dovrebbero essere fatti dei sensibili passi in avanti, per togliere qualsiasi alibi a chi intende mettere il bavaglio alla categoria. (Giuseppe Colucci per NL)