La Fieg conferma: tempi duri per la carta stampata. L’arrivo del digitale ha destabilizzato i secolari equilibri di un settore che aveva sempre mantenuto un’inossidabile stabilità, difficilmente rilevabile altrove nel mercato.
L’inizio del declino è arrivato con la crisi economica del 2008/2009, sebbene la reale consapevolezza della flessione sia giunta in un secondo momento, quando è apparso evidente che, al di là del momento di difficoltà attraversato dai mercati in generale, il mondo dell’editoria avrebbe dovuto far fronte alla profonda trasformazione posta in essere dai nuovi canali di informazione che, in tempi rapidissimi, si sono imposti grazie ad internet e ai social network. Questi canali hanno inevitabilmente strappato larghe fette di pubblico ai giornali cartacei, a partire dalle nuove generazioni e, gradualmente, coinvolgendo in questo “esodo verso il digitale” anche le generazioni più mature.
In merito a questa difficile situazione si è espresso Maurizio Costa, presidente della Fieg – Federazione italiana editori di giornali – in un’intervista pubblicata sulle pagine di Italia Oggi. Costa ha attribuito la crisi che si continua a perpetrare, nonostante molti giornali siano sbarcati anche sul mercato digitale, al “trasferimento delle risorse, diffusionali ma soprattutto pubblicitarie, verso altri media. E’ l’elemento che ha caratterizzato gli ultimi anni: lo spostamento della pubblicità sui media digitali che hanno fatto la loro comparsa sul mercato e in particolare sugli over the top”.
Sembra quindi che lo spazio conquistato dai media di ultima generazione e, di conseguenza, l’appeal da essi esercitato nei confronti degli investitori, sia il principale fattore determinante della flessione, finendo con l’oscurare il giornalismo tradizionale.
Dal canto suo, la Fieg è consapevole dell’impossibilità di far retrocedere i nuovi soggetti protagonisti del mercato ma, al contempo, auspica una maggiore trasparenza e la definizione di un sistema di concorrenza chiaro e condiviso.
Uno dei punti dolenti dell’argomento new media, infatti, riguarda le regole fiscali, ambito ancora fortemente lacunoso che desta non poche perplessità e, spesso, motivo di malcontento da parte degli addetti ai lavori del mondo dell’editoria tradizionale che, a fronte di un peso commerciale nettamente inferiore rispetto ai colossi di internet, si ritrovano oberati da un regime decisamente più incisivo e oneroso.
“In Parlamento sono state presentate diverse proposte di web tax. […] si tratta di risorse importanti da recuperare e riportare sul mercato e che possono essere usare per modernizzare l’editoria. La concorrenza è possibile fra player che seguono le stesse regole, non è possibile che noi adottiamo la trasparenza fiscale e loro fatturino in Irlanda” ha proseguito il presidente Fieg, esprimendo tutto il suo dissenso verso il sistema attuale che vede gli Ott regnare incontrastati. La soluzione verso un riequilibrio delle posizioni potrebbe arrivare dall’Unione Europea, anche alla luce di una sempre maggiore consapevolezza riguardo le difficoltà che sta attraversando la stampa cartacea.Alcuni importanti passi, tuttavia, sono stati già compiuti.
Un esempio su tutti può essere l’accordo commerciale che la Fieg ha stretto con Google, concepito per favorire lo sviluppo di un modello sostenibile di editoria digitale. Tra i punti salienti del testo, infatti, si collocano azioni di tutela del copyright contro i fenomeni della pirateria digitale e la valorizzazione dei dati degli editori al fine di ottimizzare i prodotti ed identificare nuovi modelli di business. Alla fine del 2017, gli editori italiani che – grazie a Fieg – sono sbarcati sull’applicazione Google Play Edicola erano 17, per un totale di 72 edizioni coinvolte. Un progetto che guarda in avanti e che, secondo il Boston Consulting Group, multinazionale statunitense di consulenza di management, “porterà nel triennio risorse tra i 40 e i 50 milioni di euro”.Tornando a quanto precedentemente detto, una migliore regolamentazione fiscale volta a riequilibrare i rapporti tra i soggetti in gioco nel mercato dei media sarebbe utile a evitare situazioni di abusi, unita alla valorizzazione dei principi di trasparenza e correttezza.
Non a caso, tali tematiche sono in primo piano nel Libro bianco sulla comunicazione digitale, nato per iniziativa di 8 associazioni (tra cui anche la Fieg) che rappresentano il mondo della comunicazione italiana. Si tratta di una mappa di regole che affronta argomenti essenziali per la crescita e la disciplina del settore. Tra questi, la viewability, la trasparenza, la user experience e la lotta alle frodi.
Ciò assodato, sarebbero, comunque, auspicabili degli interventi, a livello nazionale e comunitario, di regolamentazione della concorrenza e del regime fiscale dei new media, per favorire una più equa distribuzione delle risorse. Interventi che, però, non dovrebbero tradursi in una politica eccessivamente restrittiva ed impositiva, che finirebbe per soffocare uno dei settori più vivaci ed importanti del mercato, proiettato costantemente verso il futuro. (A.C. per NL)