Utilizzare Internet per mettere all’asta “airtime” pubblicitario dalle stazioni radio? Come sapete l’idea non è nuova. Google ha addirittura rilevato una società, dMarc, poi ribattezzata Google Audio Ads, per fare proprio questo: se sei un potenziale inserzionista, puoi andare su Audio Ads per cercare uno spazio da occupare sulle frequenze di una delle 1.600 stazioni affiliate.
Ora sembra però che la cosa non funzioni. The Kelsey Group, una società di ricerche marketing, ha scritto recentemente che gli Audio Ads hanno fatto incavolare parecchi proprietari di stazioni, stufi delle pressioni che Google esercita per avere un diritto di prelazione sugli orari e i programmi migliori. In questo modo, cresce il rischio che questi spazi restino invenduti.
Le stesse difficoltà le ha incontrate eBay, che secondo il New York Times ha deciso di staccare la spina dal suo Media Exchange, una piattaforma per la messa all’asta di pubblicità principalmente concentrata sulla tv via cavo. Uscito in release beta nel marzo del 2007, Media Exchange ha successivamente fatto un accordo per entrare anche nel mondo della pubblicità radiofonica. Il partner è un piccolo operatore, Bid4Spot, fondato nel 2005, che con molta pazienza si è scavata una nicchia piccola ma più che sufficiente. Ogni settimana, Bid4Spot mette all’asta con un modello di reverse auctioning (non ci sono tanti potenziali compratori per un venditore, ma tanti venditori per un compratore) tutti gli spazi che le stazioni radio non sono riuscite a vendere. Un meccanismo conveniente perché i prezzi sono molto bassi e gli inserzionisti non mancano. A ogni asta Bid4Spot raccoglie anche 200 mila dollari. Sempre secondo Kelsey, in tre anni la piccola società ha registrato un fatturato lordo di 8 milioni e mezzo. La cosa ha funzionato, ma evidentemente solo su piccola scala. Il fatto di lavorare con Bid4Spot non ha aiutato un colosso come eBay e il suo Media Exchange ha dovuto chiudere.