RAI avvia la sperimentazione del 5G Broadcast a Roma e Torino, promettendo una rivoluzione nella trasmissione di contenuti. Ma senza dispositivi compatibili ed un piano strategico chiaro, questa tecnologia rischia di rimanere una suggestione priva di applicazioni concrete.
Con il debutto del 5G Broadcast in Italia, in coincidenza con la pubblicazione sulla G.U. n. 254 del 29/10/2024 del decreto 18/09/2024 del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze), che stabilisce linee guida per la sperimentazione avanzata, anche in ambito 5G, RAI punta ad innovare il settore delle trasmissioni TV, rendendole accessibili senza connessione dati.
Il decreto
Il decreto del 18/09/2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, sancisce le modalità con cui il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, si propone di favorire l’innovazione tecnologica nel settore televisivo, prestando attenzione alla tecnologia 5G broadcast (LTE-based 5G Terrestrial Broadcast).
Lo standard (non universale)
Cioè lo standard (non universale, però) per la distribuzione di contenuti televisivi e di altri media tramite reti cellulari 5G, che si concentra principalmente su casi d’uso mobili come gli smartphone (ma non solo, essendo, per esempio ricompresi anche tablet ed automobili) senza richiedere l’uso di una scheda SIM o di un abbonamento cellulare, disintermediando completamente gli operatori di telecomunicazioni.
Direttive
Si tratta di una misura che risponde alle direttive, normative e di bilancio, previste negli anni e segna un importante passo per la transizione del sistema televisivo verso standard tecnologici sempre più elevati e moderni.
Investimenti e risorse
L’iniziativa contempla investimenti mirati e l’impiego di risorse assegnate al fine di sostenere l’adeguamento tecnologico, potenziando la qualità e la diffusione dei contenuti audiovisivi a beneficio degli utenti e dell’intera industria mediatica italiana.
La nota RAI
In una nota, RAI spiega che “Come previsto dal Contratto di Servizio RAI-MIMIT, è stata avviata nei giorni scorsi la prima sperimentazione su vasta scala della nuova piattaforma RAI di diffusione televisiva nello standard 5G broadcast, con la diffusione di segnali “free to air” con contenuti di alta qualità e bassa latenza, destinati a terminali mobili (smartphone, tablet e automotive) di prossima generazione, che non necessita della connessione dati degli operatori mobili.
Dal 4/11/2024
Dal 4 Novembre scorso RAI ha infatti attivato il servizio sulle due aree metropolitane ad alto traffico IP di Roma e Torino con l’aiuto della consociata Rai Way, utilizzando frequenze broadcast in banda UHF dedicate, identificate e assegnate dal Ministero su base sperimentale.
I test
Grazie all’attivazione dei nuovi impianti trasmittenti, RAI potrà effettuare analisi accurate di qualità di ricezione di programmi televisivi “live”, anche innovativi e specificatamente dedicati alla mobilità, oltre a consentire a tutti i produttori di dispositivi mobili di sperimentare i loro terminali con la nuova tecnologia 5G broadcast. Durante il prossimo anno la sperimentazione verrà estesa ad altre aree metropolitane”, conclude la nota.
Promesse ed entusiasmi
Tuttavia, le promesse legate ad eventi come le Olimpiadi ed il Giubileo restano intriganti, ma la realtà tecnica ed economica potrebbe frenare l’entusiasmo.
Tx senza rx
L’assenza di smartphone (e comunque device 5G broadcast ready in generale) compatibili e di una visione strategica precisa sollevano, infatti, dubbi sull’effettiva utilità della tecnologia.
Un’idea interessante, ma lontana dalla realtà
La sperimentazione 5G Broadcast, avviata da RAI a Roma e Torino, viene presentata come una tecnologia rivoluzionaria: trasmettere contenuti TV su dispositivi mobili e non, senza consumare dati (lato utente).
Ideale per le masse d’ascolto
In teoria, questa innovazione risolverebbe il problema della saturazione della banda in contesti ad alta densità di pubblico, come stadi o eventi di massa.
Realtà complessa
Tuttavia, l’entusiasmo rischia di scontrarsi con una realtà tecnica complicata: non esistono ancora dispositivi di ricezione compatibili per ricevere questi segnali. Un limite che riduce l’iniziativa a una mera sperimentazione senza un impatto immediato sul mercato.
La tecnologia c’è…
RAI ha attivato il servizio utilizzando frequenze UHF assegnate dal Ministero delle imprese e del made in Italy per un uso sperimentale, trasmettendo contenuti in alta definizione che potrebbero teoricamente essere ricevuti da smartphone, tablet e specifici dispositivi connessi senza piani dati lato utente (il flusso streaming viene trasmesso in modalità broadcast su una frequenza dedicata e tutti i dispositivi in grado riceverla, esattamente come la diffusione DTT o satellitare).
… ma dove sono i dispositivi?
Sennonché, al momento, nessun dispositivo commerciale è pronto a sfruttare questa tecnologia.
Qualcomm 5G broadcast ready
Qualcomm, leader nei modem integrati, ha da tempo sviluppato il supporto per il 5G broadcast, (nota la sperimentazione, anni fa, allo stadio di Manchester durante una partita), ma mancano i driver e gli aggiornamenti software per attivarli. Questa situazione evidenzia un cortocircuito tra l’innovazione infrastrutturale e la disponibilità di hardware adeguato.
Eventi di massa: opportunità o giustificazione?
L’obiettivo dichiarato della RAI è di sfruttare il 5G broadcast durante eventi globali come il Giubileo del 2025 e le Olimpiadi Invernali: due occasioni in cui la domanda di connettività è destinata a esplodere.
Esercizi teorici
Senza una rapida diffusione di dispositivi compatibili, queste promesse rischiano però di trasformarsi in esercizi teorici.
Soluzione alla ricerca del problema
Inoltre, non è chiaro se il pubblico, già abituato a piattaforme streaming altamente performanti, percepirà il valore aggiunto di una tecnologia che, al momento, appare più una soluzione in cerca di un problema.
Un progetto strategico o un esperimento isolato?
Il successo della sperimentazione 5G broadcast dipende non solo dalla tecnologia, ma anche da una strategia di implementazione integrata. È indispensabile coinvolgere operatori mobili, produttori di dispositivi e aziende di contenuti per creare un ecosistema funzionante.
Sperimentazione 5G broadcast isolata
Finora, però, la sperimentazione 5G broadcast della RAI sembra un’iniziativa isolata, più focalizzata sull’aspetto tecnico che su un vero piano industriale.
Il nodo economico e i rischi di frammentazione
L’investimento nel 5G broadcast richiede risorse significative per infrastrutture, sviluppo di dispositivi e promozione. In un contesto in cui il digitale terrestre e le piattaforme streaming strutturate e consolidate dominano il mercato, il rischio è che questa tecnologia rimanga un progetto di nicchia senza un modello di business sostenibile.
Assenza di uno standard universale
Inoltre, l’assenza di uno standard universale rischia di frammentare ulteriormente il settore, creando barriere all’adozione su larga scala.
5G broadcast: un futuro incerto
La sperimentazione 5G broadcast della RAI rappresenta un passo verso il futuro della trasmissione televisiva, ma molti interrogativi rimangono aperti. È necessario un coordinamento più stretto tra i vari attori del settore e una visione chiara di come il 5G broadcast si integrerà con le altre tecnologie esistenti.
Monetizzazione credibile
Senza dispositivi compatibili, un’offerta di contenuti convincente e un piano di monetizzazione credibile, il rischio è che questa innovazione resti confinata a pochi test isolati.
Potenziale da esprimere
Il 5G broadcast ha un potenziale notevole, ma al momento appare più come una promessa futuristica che una rivoluzione concreta.
Il tempo dirà
Il tempo dirà se questa tecnologia riuscirà ad imporsi o se sarà destinata a diventare un capitolo dimenticato della storia delle telecomunicazioni italiane.