Soru: neppure un euro per il 56k del DTT

C’è l’open source nei progetti di investimento della Regione Sardegna che, invece, per il DTT non nutre alcuna passione


da Punto Informatico

Cagliari – C’è l’open source nei progetti di investimento della Regione Sardegna che, invece, per il DTT non nutre alcuna passione, in particolare non intende spendere un solo euro su quella che il governatore della regione, Renato Soru, ha definito “interattività a 56K del digitale terrestre”.

Soru, che ha parlato ieri ad un convegno a cui ha partecipato anche il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, ha specificato che la Regione non si impegnerà con il consorzio Sardegna Digitale che, come noto, è un insieme di imprese locali e nazionali delle TLC e della televisione che lavora nella direzione dell’introduzione del DTT in Sardegna. Il che non sorprende, viste le posizioni critiche in più occasioni assunte da Soru verso il DTT e il modo in cui viene implementata in Italia la televisione digitale terrestre.

Il Governatore ha peraltro auspicato che la Sardegna possa disporre di un canale RAI regionale, non un canale “normale”, ma un’emittente sottoposta al controllo di 50 saggi che dovrebbero garantirne l’imparzialità, oltre a rendere possibile un accesso “democratico” ai suoi spazi di visibilità. “Non un canale in mano alla politica – ha spiegato Soru – ma certamente non in mano agli editori e non in conflitto con la televisione locale”. L’idea è quella di diffondere informazioni già presenti sul sito della Regione e anche per questo Soru ha sottolineato di sperare che siano liberate frequenze che garantiscano la trasmissione gratuita di queste informazioni. “La Regione – ha sottolineato – non ha interesse che quelle stesse informazioni che si trovano sul sito possano essere veicolate attraverso una rete chiusa e magari a pagamento”.

A Soru è sembrato in qualche modo rispondere Gentiloni, che sulle frequenze ha spiegato che “si devono liberare frequenze per nuovi editori, nazionali e locali, per fornitori di contenuti e utilizzatori diversi dalle televisioni”. Gentiloni non ha escluso che vi possano essere contratti di servizio con le Regioni, come auspicato da Soru, ma questi non devono “spezzettare la RAI in 20 RAI regionali”.

Il Ministro ha anche messo le mani avanti su alcune delle critiche più gettonate all’intero progetto del DTT, come quella di una contrapposizione tra DTT e broad band, sostenendo che “vedere la Tv digitale come competitor alla banda larga è improponibile”. A suo dire, infatti, il DTT non è altro che la “naturale evoluzione del sistema televisivo”. Una evoluzione nella quale “il servizio pubblico deve fare la sua parte”.

A questo proposito, Gentiloni ha confermato che lo switch-off sardo, ossia il passaggio completo alla televisione digitale con l’abbandono di quella analogica, avverrà a marzo 2008, e questo anche perché la sperimentazione ha dato frutti “fondamentalmente positivi” tanto che “spinge ad andare avanti sia in Sardegna che nel resto d’Italia”. In questo senso il Ministro ha sottolineato come il DTT sia già visto dal 45 per cento degli utenti televisivi del cagliaritano, una percentuale che fa rumore considerando che la media nazionale è del 2-3 per cento degli utenti. Altri dati considerati positivi sono il passaggio al digitale nell’area di RaiDue e Rete4 che, visibili su DTT, avrebbero perso pochissimi spettatori.

Gentiloni ha confermato che vi saranno risorse aggiuntive del Governo, alcune delle quali formalizzate di recente, “ma naturalmente c’è bisogno di nuovi programmi da parte degli editori, perché l’attrazione della Tv digitale dipende dal fatto che ci si sposta in un mondo televisivo che ha un’offerta migliore, più programmi, più informazione e più fiction. Penso che lo sforzo debba essere maggiore”.

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