Oramai è cosa nota: ieri la Camera, approvando un emendamento al testo del ddl di conversione del decreto "Milleproroghe" (DL 194/2009), ha salvato le provvidenze per la carta stampata e per le radio di partito sopprimendo quelle a favore delle dormienti radio e tv locali.
Già, perché mentre le rappresentanze degli editori dei giornali si opportunamente dannavano per far ripristinare i fondi loro destinati, quelle delle emittenti radio tv locali erano tutte prese a gongolarsi su improbabili prossimi sfavillanti scenari tecnologici numerici da mille e una notte, nonostante su queste pagine si avvertisse da mesi del pericolo imminente. Così ieri mattina è arrivato l’ennesimo, sonoro, schiaffone (inatteso solo per i disattenti). Con la faccia arrossata, ora si tenta di recuperare quel che invero pare non lo possa ormai più essere, posto che i ristrettissimi tempi a disposizione del Senato (al secondo punto dell’ordine del giorno odierno, alle ore 9,30 nella 342^ seduta pubblica) per l’esame del ddl approvato dalla Camera, rendono molto improbabile, se non tecnicamente impossibile, un ripensamento. Così, le emittenti radiotelevisive locali, già chiamate ad ingenti investimenti in proiezione della digitalizzazione dei segnali (ricordiamo che anche le radio presto dovranno investire nella direzione della tecnologia numerica), non potranno più godere (peraltro con effetti retroattivi anche sulle spese del 2009) dei rimborsi delle spese per l’energia elettrica, per le utenze telefoniche satellitare e per i costi dei servizi di abbonamento alle agenzie di informazione. Un disastro che peggio difficilmente si sarebbe potuto immaginare. A questo punto la sensazione è che a tale waterloo si potrà rimediare solo attraverso l’approvazione di un successivo provvedimento legislativo che reintroduca quel che sarà tolto. Semmai vi sarà la volontà di farlo. (A.M. per NL)