Non solo crisi. Dalle ceneri del crack finanziario internazionale, grazie ad internet, nasce il social lending, ovvero un social network che consente di effettuare transazioni finanziare tra privati, senza ricorrere ad alcuna banca.
In Italia si chiama Zopa (acronimo per Zona di Possibile Accordo, dall’inglese di Zone of Possible Agreement). Nato in Inghilterra e trapiantato a Milano poco più di un anno fa, Zopa.it in breve tempo è diventato il terzo player europeo in questo innovativo settore chiamato appunto social lending. In pratica, il sito non fa altro che mettere in contatto privati che hanno qualche soldo da parte e sono disponibili a prestarlo ad altri, e persone che, appunto, sono alla ricerca di soldi a basso costo, evitando il passaggio bancario. Ovviamente non tutto è lasciato al caso (e ci mancherebbero altro, vista la delicatezza della questione). La società che gestisce Zopa fa da garante per tutte le operazioni che è necessario compiere e permette a chi presta soldi di avere tassi di remunerazione interessantissimi (quasi l’8%, ovvero più del doppio rispetto a quanto generalmente dagli istituti bancari) e a chi li prende in prestito di non venire spennato (il tasso medio che si paga è il 9%, contro il 15% che pagherebbe chi si rivolge a una banca – fonte Banca d’Italia). Il punto più interessante è che il sistema si basa su prestiti relativamente piccoli: chi investe non può farlo per più di 50.000 euro. Mentre chi richiede un prestito non può superare i 15.000. Si tratta quindi di una vera e proprio forma di auto-aiuto, che, bisogna ammetterlo, in tempi di crisi male non fa. Questo sistema ha permesso a Zopa.it, nel giro di un anno, di far girare più di 4 milioni di euro. Gli iscritti in Italia sono più di 30.000 e a quanto pare sono in continuo aumento. Un giro sul sito consentirà di scoprire come internet, nell’era di Facebook, possa contribuire a modificare uno dei modelli di business più consolidati, quello del prestito bancario. (Davide Agazzi per NL)