Lo smart working non può essere una soluzione definitiva, ma solo transitoria. Nel dopo crisi la parola d’ordine sarà un’altra: aggregazione.
Cominciano già a delinearsi i limiti dello smart working. Non è così bello lavorare dove si vive, perché, alla prova dei fatti o non si stacca mai o si stacca troppo.
Eppoi, diciamocelo con onestà: la casa, per quanto attrezzata all’uopo, non è un ambiente di lavoro. Sovrapporlo può determinare alla lunga (in realtà anche nel breve tempo) non solo problemi di efficienza, ma anche di natura psicologica.
Cali di produttività e mancata crescita professionale
Alcune aziende registrano già sensibili cali di produttività dei collaboratori col lavoro agile, determinato non dall’inefficacia del sistema sul piano tecnologico (anzi, le infrastrutture di rete, pur con qualche difficoltà, stanno reggendo ad un stress test senza precedenti).
Asocialità lavorativa
Quello che non va è l’asocialità professionale.
La condivisione di spazi fisici determina, per osmosi, la trasmissione di competenze che da remoto diventa più complicata, lenta o inefficace. L’uomo non si è evoluto stando da solo, ma, al contrario, attraverso la fisicità sociale. Il contatto fisico è di vitale importanza nello sviluppo cognitivo.
Connessi ma anche isolati
L’essere umano è un animale sociale e il lockdown lo sta dimostrando con la preoccupante progressione all’insofferenza non già ed esclusivamente al non respirare all’aria aperta, al camminare, al viaggiare. Manca anche lavorare in team fisico, in gruppo. Che il lavoro nobiliti l’uomo non è un detto: è la verità. Lavorare è una necessità, non solo economica ma anche mentale.
Requisiti per lavorare sempre più stringenti
Piuttosto, nel dopo crisi si creerà una necessità diversa: la spinta all’aggregazione professionale. Difficile che singoli professionisti, piccoli artigiani, ditte individuali possano essere in grado di dotarsi di quei sistemi e protocolli di sicurezza, di quelle procedure di aggiornamento che saranno indispensabili per prepararsi a convivere con nuove pandemie (perché la verità è questa).
Da soli non si reggerà
Solo aggregandosi i singoli avranno la possibilità di adeguarsi alle nuove esigenze, integrando competenze, coltivando nuove opportunità ed affrontando il futuro con quelle sicurezze che vanno nella direzione opposta della polverizzazione e dell’isolamento.