Forse in RAI questa volta l’hanno combinata veramente grossa. Non hanno voluto rinnovare un contratto che appariva comunque vantaggioso sul piano economico e strategico, favorendo di fatto Mediaset.
E ora, se i canali pubblici rimasti a terra non venissero recuperati con sufficiente audience sul DTT o su Tivùsat, la tv pubblica si troverebbe cornuta (per la perdita del corrispettivo di Sky) e mazziata (per il calo di audience). Una strategia suicida e un vantaggio enorme per Mediaset, secondo il PD, che ha attaccato pesantemente una decisione che in effetti – anche solo ad un’analisi meramente commerciale e non politica – lascia perplessi.
"La trattativa tra Rai e Sky per Raisat si e’ conclusa negativamente con il mancato rinnovo del contratto", ha riferito ieri Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai in Commissione di vigilanza, informando che il direttore generale Mauro Masi aveva comunicato tale notizia al consiglio di amministrazione. Così, nella concessionaria pubblica, è scoppiato in finimondo: la divisione tra chi aveva voluto il braccio di ferro ad oltranza con Murdoch e chi invece preferiva una mediazione è esplosa. Sulle possibilità che la trattativa si riapra sono tutti sostanzialmente pessimisti, anche perché se i canali sostitutivi dell’Australiano prendessero piede e il recupero dei programmi RAI appiedati sul DTT o su Tivùsat non andasse come previsto, la forza contrattuale della tv pubblica precipiterebbe quasi a zero. Secondo il consigliere d’amministrazione Giorgio van Straten ”la trattativa con Sky non si e’ chiusa, perche’ in realta’ non e’ mai stata aperta". "Il direttore generale, Mauro Masi – spiega Van Straten in una nota – non ha infatti mai ritenuto di avanzare, forse nel timore che venisse accolta, una controfferta Rai in risposta all’offerta di Sky, che prevedesse un pagamento anche per i canali generalisti e per quelli del digitale terrestre. In Consiglio di Amministrazione, insieme al collega Rizzo Nervo, ho piu’ volte richiesto un’informazione approfondita sullo stato della trattativa e sollecitato il direttore generale a verificare fino in fondo la possibilita’ di un accordo commerciale. Purtroppo inutilmente”. ”Il risultato finale – evidenzia il consigliere – sembra un paradosso: il contratto per i canali RaiSat e’ saltato e con esso il compenso di 50 milioni di euro che Rai riceveva, e Rai 1, Rai 2 e Rai 3, il vero punto del contendere, continueranno, almeno per ora, a essere pressoche’ integralmente visibili su Sky, con l’eccezione dei prodotti, soprattutto sportivi, su cui Rai non ha diritti internazionali. Il danno che Rai ne ricava e’ del tutto evidente. Cosi’ come sono fin da ora prevedibili le polemiche cui assisteremo quando la partita della nazionale con la Georgia a settembre risultera’ oscurata per gli spettatori di Sky”. Intanto protestano i lavoratori di RaiSat che rischiano di perdere il posto: "Ieri sera abbiamo fatto una veglia funebre con alcuni colleghi e amici. Eravamo tutti al capezzale di RaiSat, annullata dalla miopia della politica e dei dirigenti. La politica, quella che interviene sulle nomine, non si è mai interessata a questa struttura – prosegue il comunicato – arriva giusto nel momento in cui il prete dà l’estrema unzione al malato che ormai è quasi nella fossa. La miopia di arrivare a discutere per il rinnovo del contratto con Sky fuori tempo massimo, è stata l’ultima delle perle messe in campo da chi ha le massime responsabilità di gestione dell’azienda". "La RAI si e’ arruolata in una guerra non sua, la guerra tra due tivu’ commerciali, SKY e Mediaset", tuona il responsabile comunicazione del Partito Democratico, Paolo Gentiloni. "La conclusione della vicenda RAISat e’ la prima conseguenza di questo errore. Mi auguro che ora il servizio pubblico impari la lezione e piu’ che agli interessi della tivu’ di Berlusconi guardi agli interessi del pubblico" – continua Gentiloni – "L’obiettivo della RAI e’ diffondere i propri programmi gratuitamente e in tutte le piattaforme. Gli interessi commerciali sono legittimi, ma sono tutt’altra cosa". Intanto, continua lo scontro su Tivsùsat: per il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, l’avvio della piattaforma satellitare gratuita nata dall’accordo tra Rai, Mediaset e La 7 rafforzerebbe il duopolio televisivo assegnando potere a Mediaset a fronte del rischio di una cancellazione dell’identità del servizio pubblico.