E finalmente fu la volta di Sky. Dal primo aprile l’emittente satellitare di proprietà di Rupert Murdoch ha fatto il suo ingresso trionfale nel mondo Auditel, ed i risultati hanno provocato considerazioni contrastanti da parte degli attori interessati, per diverse ragioni. Prima tra tutte, al di là dei possibili pesci d’aprile (probabilmente evitati data la scarsa propensione a scherzare da parte dei pubblicitari quando si tratta di affari), il fatto che l’esordio sia avvenuto di domenica, giornata in cui gli equilibri sono tradizionalmente alterati dall’invasività del pallone nei palinsesti di tutte le aziende televisive. Altra questione, la propensione congenita da parte di tutti gli operatori del settore a portare acqua al proprio mulino anche di fronte ad evidenze più o meno riscontrabili. Un esempio? Proprio il caso-Sky, al suo primo giorno di scuola.
La totalità dei canali satellitari che hanno aderito ad Auditel ha ottenuto un 9,49% di share rispetto all’insieme di tutti i canali (satellitari + analogici), dato, però, interpretato in maniera diversa dai diversi protagonisti. In casa Mediaset, ad esempio, se la ridono, considerando non molto significativi i dati ottenuti da Sky, per lo meno rispetto alle attese. Dalla News Corp (società, di proprietà di Murdoch, che controlla Sky Italia) controbattono che si tratta di una visione miope del dato matematico ed incontrovertibile, per cui lo share ottenuto da Sky non può in nessun modo essere considerato in relazione alla totalità del campione italiano (circa 54 milioni di persone), come avviene per le tv nazionali, analogiche ed in chiaro, ma in relazione alla totalità degli abbonamenti (circa 4 milioni), moltiplicati per la media dei membri che compongono un nucleo familiare, ossia tre. In questo caso il totale del campione di riferimento dei dati Sky è 12 milioni, a fronte dei 54 milioni cui fanno riferimento Rai e Mediaset: è per questo che il “Grande Fratello” fa 5 milioni di ascoltatori su Canale5 ed è un flop, “Csi”, su Fox, fa 450mila ed è un successone. Sul totale dei canali della pay tv spicca il dato riguardante il posticipo di campionato, che fa man bassa degli ascolti totali, collezionando una media di circa 600mila spettatori ed un 1,8% di share rispetto al totale (considerando che non si trattava di un big match ma di un normale Udinese – Lazio, il dato è molto positivo); i canali Cinema anche reggono bene il confronto, specie Arrivederci amore ciao, su Sky Cinema 1, che ottiene uno 0,6% da non disdegnare. Nel calderone degli altri canali, tematici e non, un plauso va alla scuderia Fox: 1 abbonato su 5 si è sintonizzato su uno dei canali Fox nella giornata di domenica, fermo restando lo strapotere del calcio sulle domeniche degli italiani. Meno bene, invece, (e questa è una sorpresa) Sky Tg24, con una media d’ascolto di sole 14mila persone nell’arco della giornata, che però contrastano con il quasi milione e mezzo di contatti totali, a testimonianza di un differente modo di fare informazione, di offrire e fruire l’informazione di quella che è una sorta di Ansa televisiva: soste brevi davanti al video, individuazione della o delle notizie di interesse, fruizione istantanea.
Tirando le conclusioni, quindi, la tanto attesa rivoluzione Auditel (e, di conseguenza, dei contratti tra investitori pubblicitari e televisioni) è stata, grosso modo, tale, ossia molto significativa. Allo stesso tempo, però, da parte delle tv tradizionali (Mediaset in particolar modo) c’è molto scetticismo nei confronti di questi dati, adducendo una serie di “se” e una serie di “ma”, atti più a screditare l’“avversario” agli occhi degli investitori piuttosto che dare una razionale visione del problema. A conti fatti, in effetti, tra i due litiganti, a godere è Rupert Murdoch. (Giuseppe Colucci per NL)