Sky: crescita e accordo per il cinema ma ancora niente guadagni

Sky ha firmato un accordo con i produttori italiani per i diritti dei film, ma sia l’aumento dei ricavi sia i nuovi abbonati non riescono a cancellare ancora le perdite del gruppo. Ma siamo sulla buona strada…


da Millecanali

Dopo lunghe trattative Sky e i produttori italiani (nelle persone del presidente dell’ANICA Paolo Ferrari, del presidente della Sezione Produttori dell’ANICA Riccardo Tozzi e del presidente dell’API, Associazione Autori e Produttori Indipendenti, Angelo Barbagallo) hanno trovato un accordo per l’acquisto dei diritti dei film. L’accordo è valido dal 21 gennaio 2007 ed avrà una durata di 18 mesi. Per i diritti Sky spenderà 35 milioni di euro annui, contro i 23 milioni di euro del precedente accordo firmato nel 2004, con un incremento dunque del 37%.

L’offerta si rivolge a tutti gli operatori del settore che vorranno aderirvi e riguarda i film italiani che abbiano avuto una programmazione in sala a partire dal 21 marzo 2006, assicurando così continuità alla visibilità del cinema italiano sulla pay-tv. Sky si impegna ad acquisire annualmente i film italiani che hanno raggiunto o superato le 20.000 presenze nelle sale. L’offerta definisce inoltre i corrispettivi destinati all’acquisizione di ciascun titolo, secondo parametri correlati ai risultati al botteghino.

L’acquisto dei diritti è però escluso per le piattaforme diverse da quella satellitare, come l’IPTV o la Tv mobile, in base agli obblighi imposti dalla Commissione UE come contropartita per la fusione Stream-Tele+ e in vigore fino al 2011 (fatti salvi possibili ‘accorciamenti’ del termine). Una clausola del contratto ne prevede l’annullamento in caso di introduzione in Italia della cosiddetta “tassa di scopo”. Quest’ultima avrebbe lo “scopo” di far finanziare il cinema nazionale da un prelievo automatico che sarebbe a carico di tutti gli operatori e delle reti che ne utilizzano i prodotti.

Ma se da un lato Sky potenzia la propria collezione di titoli, dall’altro la Tv di Murdoch ha chiuso ancora in rosso, come ha evidenziato Gianfrancesco Turano?su “Il Mondo”:

«Per il quarto esercizio in fila dalla sua nascita, la Tv a pagamento di Rupert Murdoch chiude in rosso per 18,5 milioni di euro a livello consolidato e per 33 milioni nel civilistico. Il forte aumento sia dei ricavi tipici da 1,75 a 2,13 miliardi sia degli abbonati, passati da una media di 3 milioni a una media di 3,6 milioni, non è bastato a ottenere il pareggio su un terreno che si sta rivelando più difficile del previsto. In quattro anni, l’Italia è costata a Murdoch oltre 1 miliardo di perdite consolidate. La crescita dei ricavi è stata in parte compensata dall’aumento dei costi per i diritti sportivi e per i diritti pay saliti del 10% (+108 milioni).

Fra l’altro, sono stati rinviati all’esercizio in corso una quota dei diritti per i Mondiali di Germania, trasmessi in esclusiva, e per la serie B, inizialmente acquistati da Sportitalia di Tarak ben Ammar e poi ceduti a Sky. In tutto, sono 30 milioni di spese rinviati al prossimo bilancio.

Nonostante il risultato negativo, la stagione 2005-2006 (Sky chiude i conti al 30 giugno come la maggioranza dei club di calcio) è stata di gran lunga la migliore, considerando che, nei primi tre anni, le perdite consolidate sono state nell’ordine delle centinaia di milioni. La stagione 2006-2007 potrebbe essere quella giusta per raggiungere l’utile, anche se ci sono alcuni elementi di incertezza sull’offerta trainante, cioè il calcio. Il primo rischio riguarda la mancanza di un effetto Mondiali, dopo il contributo di Germania 2006 all’impennata delle sottoscrizioni, che sono cresciute del 20% al netto di 314 mila disconnessioni.
Un secondo fattore, più difficile da valutare, riguarda il caos dei campionati colpiti da Calciopoli prima e dai provvedimenti del Viminale poi. Sulla carta, Sky dovrebbe risentire di meno del calo d’interesse del pubblico rispetto alle concorrenti Mediaset e La7 che propongono la serie A sul digitale terrestre con carte prepagate invece degli abbonamenti. Ma la partita è tutta da giocare».

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