(Marco Mele – Il Sole 24 Ore) – La competizione tra le piattaforme digitali entra sempre più nel vivo. Sky ha scritto alla Rai per chiedere che Rai4 sia trasmessa anche dalla piattaforma satellitare, invocando il contratto di servizio che obbligala tv di Stato a rendere disponibile la propria offerta su tutte le piattaforme distributive. Sky protesta anche perché la Rai ha rifiutato gli spot sul programma di Fiorello. Il Pd, intanto, presenta un esposto alla commissione Ue per chiedere che vi sia un’asta competitiva per l’assegnazione di cinque frequenze televisive digitali, escludendovi Rai e Mediaset. A Sky deve ora rispondere il nuovo vertice Rai, con Paolo Garimberti presidente. I profili della vicenda sono esemplari per illustrare il nuovo scenario digitale. La Rai ha un’offerta gratuita nel digitale terrestre che ha un buon successo di pubblico, in particolare Rai4. Il digitale terrestre è la piattaforma "elettiva" per un servizio universale. La Rai, però, è anche socio della società Tivù con Mediaset e Telecom Italia Media. Tivù lancerà una piattaforma satellitare dove sarà trasmessa tutta l’offerta gratuita del digitale terrestre, Rai4 compresa. Dove finiscono gli interessi aziendali della Rai e cominciano gli obblighi del servizio pubblico finanziato anche dal canone? A luglio, poi, scade il contratto RaiSat-Sky che per il servizio pubblico vale 63 milioni di euro l’anno (56 per i canali più sette di pubblicità). Importo inserito nel budget Rai del 2009. Può la Rai rischiare di non rinnovarlo? Ancora: vi sono quattro milioni e mezzo di abbonati Rai che ne vedono i programmi in quanto abbonati di Sky. La relativa pubblicità varrebbe più di cento milioni di euro per la Sipra. La piattaforma digitale terrestre, a sua volta, vedrà una procedura competitiva per cinque frequenze digitali, annunciata dal Governo per andare alla chiusura della procedura d’infrazione aperta dalla Ue contro l’Italia. Il Pd, nel suo esposto, invita la Commissione a vigilare e ad assicurare che la procedura competitiva preveda «misure asimmetriche» per consentire l’ingresso a nuovi operatori. Le quali abbiano per effetto «l’esclusione degli operatori incumbent (Rai e Mediaset, ndr) nel mercato analogico». Un’ipotesi, denuncia il Pd, «prevista dalle norme vigenti», come dimostra la gara per il Wi-Max, «dove l’Agcom ha dato priorità, per un gruppo di frequenze, a soggetti che non disponevano di quelle mobili». Una condizione richiesta dalle commissario Viviane Reding e Neelie Kroes nella lettera del 4 febbraio indirizzata al Governo italiano, dove si chiede anche un tetto alle frequenze date in uso a ciascun operatore. Il Pd, inoltre, suggerisce il ricorso allo strumento dell’asta competitiva «in luogo della procedura comparativa (il cosiddetto beauty contest, «che richiede ampi margini di intervento discrezionale») e chiede, in ogni caso, la liberazione di frequenze televisive ad uso di altri servizi di comunicazione elettronica.