Il Convegno organizzato nella silicon valley italiana – la Lombardia – dal Consiglio della Regione sulla Radio 4.0 ha registrato il sold-out. Si era del resto capito immediatamente che così sarebbe stato già all’indomani dell’annuncio dello stesso dato da questo periodico, media partner dell’evento.
Ad attrarre particolarmente l’attenzione è stata la novità del 2018: gli smart speaker, la domotica low cost offerta da Amazon e da Google rispettivamente con i device Echo, supportato dall’assistente Alexa, e da Home, con Assistant, ormai consacrati come il regalo più diffuso del Natale prossimo venturo.
Tra le tante funzioni, gli smart speaker fungono anche da dispensatori di musica e di contenuti parlati e quindi insieme alla televisione si sono candidati immediatamente come successori dei ricevitori FM, in caduta libera nell’indoor, ormai relegati al 45% della presenza nelle case (l’anno prossimo scenderanno al 40% e così via di 5% in meno ogni 12 mesi).
Sbaglia però chi pensa che lo smart speaker sia un mero strumento per la fruizione del live streaming, cioè di un flusso radiofonico continuo: la maggiore espressione dell’altoparlante intelligente è il podcast, cioè la somministrazione di contenuti differiti rispetto alla loro produzione. In due parole: on demand. Quelle parole che hanno cambiato in pochi anni la fisionomia della tv, relegando colossi ben radicati in diversi decenni di predominio assoluto ad un livello inferiore rispetto a quello rapidamente raggiunto da OTT del web come Netflix. Al punto da costringere RAI, Mediaset e Sky a convergere rapidamente su talk, infotainment e sport, perché fiction e film ormai sono appannaggio dell’IP Tv internazionale.
Per la radio sta accadendo la stessa cosa e nel convegno milanese gli editori presenti lo hanno potuto provare di persona, assaggiando le opportunità offerte dalle skill di Amazon Echo e dalle action di Google Home che consentiranno di sfruttare appieno le potenzialità degli smart speaker senza limitarsi al deficitario live streaming.