Non è stato dato il giusto peso dai media ad una notizia che è potenzialmente una bomba: l’accordo (in via di definizione) tra Mediaset e TIM per la fornitura di contenuti per la piattaforma IP Tim Show. Due sono gli aspetti reconditi e rilevanti del deal.
Primo: un’apertura per la definizione della controversia giudiziale tra Vivendi (che è il controllore di fatto di Telecom Italia) ed il Biscione (solo un approccio superficiale impedisce di leggere tra le righe le contaminazione con le rispettive vicende pay Premium e Canal+).
Secondo: la tendenza di Mediaset a spostarsi dalla gestione del ferro – che è chiaro che sarà progressivamente appannaggio delle telco in un futuro sempre più IP – a quella, molto più promettente, dei contenuti.
D’altra parte, i 28 paesi UE hanno convenuto il roll-out per il 5G entro il 2025: ciò, non si dice, ma, di fatto, equivale a prendere atto di un’anticipazione di 5 anni rispetto alle proiezioni di vita del broadcasting vecchio stile (DVB-T, ancorché di seconda generazione) e quindi è chiaro che chi vorrà ritagliarsi un ruolo da vettore dovrà necessariamente riconvertirsi all’IP.
Troppo complicato e dispendioso per Mediaset, che ha un modello industriale broadcast classico.
Molto più semplice e vantaggioso puntare sui contenuti; dove, viceversa, le telco hanno interesse marginale e nemmeno grande know-how.