Si può combattere una guerra, a volte, senza sparare un colpo, senza distruggere edifici, senza spargere sangue per le strade. Questo genere di guerre di nuova generazione, però, sono forse meno atroci ma non meno “proficue” da un punto di vista economico. Ne sanno qualcosa i governi di due paesi ex sovietici come Estonia e Georgia, ne sanno qualcosa i servizi segreti informatici russi che negli ultimi anni hanno utilizzato il metodo delle incursioni e dei bombardamenti informatici durante la grave crisi politica tra l’ex gigante dell’est e la repubblica baltica, appartenente all’Unione Europea ed alla NATO, ed anche la scorsa estate durante l’agosto nero che ai bersagliamenti via web nei confronti del paese del presidente Saakashvili, hanno visto accompagnarsi anche quelli dei cannoni di Putin e Medvedev.
Queste guerre di nuova generazione hanno portato a conseguenze negative importanti per l’economia di questi due Stati: paralisi dell’attività web del governo e delle banche e gravi danni al funzionamento delle istituzioni, con ovvie ripercussioni sull’economia.
Per combattere questa nuova frontiera di guerra, questa sorta di nuova guerra fredda informatica, alcuni Paesi NATO, primo tra tutti gli Stati Uniti, hanno istituito dei veri e propri apparati militari specializzati in sicurezza informatica e in metodi per controbattere i tentativi d’incursione nei sistemi da parte di Paesi ostili. In Europa il primo Paese a farlo è stato la Germania di Angela Merkel. In un reportage pubblicato recentemente da “Der Spiegel”, infatti, si parla di un corpo di ben 6000 soldati, con tanto di uniforme, caserma e baffi alla prussiana, addestrati per difendere i sistemi informatici di istituzioni politiche, militari ed economiche del Paese e per contrattaccare quegli Stati cui venisse in mente di “sbirciare” o di sabotare le reti informatiche tedesche.
Questo corpo speciale ha sede nella caserma di Tomburg a Rheinbach, nei pressi dell’ex capitale della Germania Federale, Bonn. In questa sede, agli ordini del generale Wilhem Kriesel, i soldati vengono addestrati nella più totale segretezza, nel più stretto riserbo. Da un punto di vista giuridico, però, la loro vita non è propriamente facile. Leggi in vigore dal 2007 in Germania, infatti, potrebbero comportare la condanna, per chi venisse riconosciuto colpevole, per sabotaggio internettiano ed attacco a reti web straniere. In soldoni, dieci anni di reclusione.
La nuova “Pearl Harbour informatica”, come gli americani si divertono a chiamarla, potrebbe essere quindi più delicata del previsto, motivo per cui il governo federale tedesco si sta preparando ad un aggiustamento legislativo per tutelare l’esistenza del proprio cybercorpo speciale.
Chi sono i principali sospettati di azioni di terrorismo informatico contro i Paesi europei e gli Stati Uniti è facile intuirlo: Cina, la già citata Russia ed i paesi arabi starebbero affinando le armi a propria disposizione per attaccare l’occidente, che non sta certo a guardare e si prepara a rispondere (anche se, con ogni probabilità, dall’altra parte del globo sostengono che ad attaccare siano i governi occidentali, nel solito gioco delle parti). La corsa agli armamenti è già cominciata. (Giuseppe Colucci per NL)