Pagare SCF (il consorzio dei fonografici) non è sufficiente per considerarsi a posto con i cosiddetti "diritti connessi ai diritti d’autore".
E’ passata un po’ in sordina la notizia che il 23 ottobre è stato firmato dal Presidente della Società Italiana Autori Editori un accordo con l’Associazione Fonografici Italiani in base al quale viene affidato dalla seconda organizzazione alla prima il mandato per riscuotere, per conto dei produttori fonografici associati ad AFI, i diritti connessi dovuti da coloro che utilizzano in pubblico supporti musicali nei diversi ambiti di attività: dalle discoteche ai pub, dalla musica d’ambiente alle “radio in store”, dalle radio locali alle attività ludico-ricreative svolte con musica registrata. La SIAE ha dichiarato di aver "accettato il mandato dall’AFI, sigla storica della discografia italiana, consapevole che la propria posizione di Ente pubblico posto a difesa dei diritti di proprietà intellettuale e la propria radicata articolazione territoriale possano rappresentare la migliore garanzia per assicurare il necessario equilibrio tra gli interessi amministrati ed il più generale mercato degli utilizzatori". Si vuol sperare che quanto prima SIAE renda pubblicamente disponibile l’elenco dei fonografici iscritti ad AFI cosicché le emittenti locali abbiano contezza del numero e dell’identità degli stessi. Anche perché molte emittenti – già stanche della pressione esercitata da SCF – potrebbero decidere, per protesta, di non trasmettere i brani musicali di quelle case discografiche. Il che si tradurrebbe in un clamoroso boomerang commerciale per AFI.