Il feretro contenente la salma del compianto giornalista Enzo Biagi è giunto questa mattina presto nella sua città natale, la piccola Pianaccio in provincia di Bologna. Ad attenderla le due figlie, Bice e Carla, ed i nipoti. La cerimonia funebre, svoltasi in mezzo a migliaia di persone, autorità e gente comune, amici d’infanzia e colleghi giornalisti, è iniziata intorno alle 11.
Tante, tantissime le personalità che hanno voluto salutare per l’ultima volta Biagi. Politici di lungo corso e giovani giornalisti, a testimonianza che non solo le vecchie generazioni, ma anche le nuove, consideravano l’anziano giornalista come un punto di riferimento.
A rappresentare il mondo politico c’erano la massima parte dei rappresentanti delle istituzioni, dal Presidente del Consiglio, Romano Prodi, amico di vecchia data di Biagi, al ministro Gentiloni e al presidente della Rai, Petruccioli, dal sindaco di Bologna, Cofferati al governatore dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, fino al neo segretario del Pd, Walter Veltroni. Anche i giornalisti erano ovviamente moltissimi: Paolo Mieli, direttore del “Corriere”, Ferruccio De Bortoli, direttore del “Sole 24 Ore”, e poi Marco Travaglio, lo scrittore-giornalista, Roberto Saviano e tanti, tanti altri. C’erano anche monsignor Esilio Tonini. Numerose le personalità: tra queste si notava, però, come abbondantemente annunciato, l’assenza di Silvio Berlusconi. E le frecciate nei suoi confronti non sono mancate. Bice, figlia di Biagi, evidentemente infastidita dalle affermazioni di ieri rilasciate dal leader di Forza Italia alla Fiera del Ciclo e Motociclo a Milano (si veda nostro articolo di ieri), ha replicato affermando. “L’editto bulgaro c’è stato, certo che c’è stato. C’è qualcuno che, a volte, ha delle botte di amnesia. Lui non ha mai perso la memoria, né lui né noi”. Tante le frasi di cordoglio, poi, e anche qualche provocazione nei confronti di chi ha turbato gli ultimi anni di vita di questo patrimonio della nostra informazione. Il feretro ha lasciato la Chiesa dei Santi Giacomo e Anna, sulle note di “Bella ciao”. Enzo, probabilmente, avrebbe voluto proprio così. (Giuseppe Colucci per NL)