A circa un anno dal suo insediamento alla direzione de “Il Messaggero”, quotidiano-voce della Capitale e fiore all’occhiello del gruppo Caltagirone, Roberto Napoletano (foto) può esprimere tutta la sua soddisfazione per i notevoli risultati ottenuti dal suo giornale. Nel giro di dodici mesi, infatti, il quotidiano ha fatto registrare un aumento del 5% in termini di lettori, passando dai 1.366mila lettori di media nel 2005 (quota notevolmente gonfiata da tutta una serie di speciali pubblicati in seguito all’evento della morte del Pontefice Giovanni Paolo II e alla successiva proclamazione del suo successore Benedetto XVI) ai 1.433mila del 2006, arrivando ad insediare il quarto posto consolidato de “La Stampa” (che di media ne ha 1.457mila). Se provate a chiedere al direttore qual è il segreto del suo successo, certamente vi risponderà che, nell’ultimo anno, primo della sua direzione, “Il Messaggero” ha cambiato pelle in maniera vistosa, avvicinando moltissimo il target dei giovani under 30; riuscendo ad ottenere una miscela pressoché perfetta tra informazione a carattere nazionale ed internazionale, e informazione locale, in questo caso riguardante la Capitale; ma, soprattutto, rilanciando la tendenza del grande giornalismo d’inchiesta, quello che in Italia si faceva decenni or sono, anche qui miscelando informazione nazionale e informazione “di casa nostra”. “L’incremento del 5%” – spiega Napoletano – “lo abbiamo conseguito ritonando alle origini del giornalismo. In un momento di difficoltà per i quotidiani noi abbiamo riscoperto il giornalismo d’inchiesta. Abbiamo scelto di documentare, scavare, raccontare. Non inchieste spot di una o due puntate, ma grandi inchieste di venti puntate come quella sulle donne schiave, che ha stimolato persino l’intervento del Capo dello Stato e dei massimi vertici della Chiesa”. Ma il restyling de “Il Messaggero” non ha toccato la sola componente contenutistica, bensì ha interessato anche la struttura direzionale e gestionale e la valorizzazione della versione on line del quotidiano. “Oggi c’è una struttura ancor più efficace” – continua il direttore – “con una nuova caporedazione centrale organizzata su due turni, giorno e notte, un nuovo servizio internet e un ritorno di attenzione verso le regioni, perché le edizioni locali sono uno dei grandi patrimoni del giornale”. Infine, l’attenzione mostrata nei confronti del sito internet, risorsa oramai irrinunciabile per qualsiasi quotidiano che si rispetti (ricordate cosa ha annunciato appena un paio di mesi fa l’editore del “New York Times”?): “Le grandi firme del Messaggero parteciperanno attivamente al sito con dei blog personali e poi ci sarà una forte sezione di informazione di servizio, molto orientata alla città e ai giovani”. Insomma, non sarà ancora il “New York Times”, ma “Il Messaggero” sta compiendo davvero passi da gigante. Parola di direttore. (Giuseppe Colucci per NL)