Ovviamente anche nella settimana di natale il nostro settore non ha fatto mancare le novità. Belle o brutte che fossero. Sul piano radiofonico, da registrare, anzitutto, il ritorno in FM dello storico marchio RIN Radio Italia Network acquisito da Domenico Zambarelli. Poi, la decisione del CdA di Audiradio di dare il via alla contestata indagine integrativa “Diari”, cui hanno aderito 14 stazioni che ora dovranno farsi carico dei 3,5 mln di euro di costo. Comunque sia, chi, come al solito, ne esce con le ossa fratturate è l’emittenza locale: ovviamente a nulla sono valse le deboli proteste della categoria contro la decisione di innalzare la soglia di rappresentatività. Una volontà che estrometterà di fatto molte stazioni dalla certificazione d’ascolto, con inevitabili riflessi sul piano economico. Ma tant’è.
In tv si registra il forfait di Qoob, prodotto di nicchia di Telecom Italia Media, che, nell’ambito di una profonda riflessione strategica, preferisce destinare una parte della capacità DVB-T allo sport di La 7, cercando evidentemente di contrastare le iniziative di Mediaset Premium ed effettuando, per la restante percentuale del mux, un’asta competitiva nel corso del primo trimestre 2009 . Ed ora che l’era numerica televisiva si sta avvicinando, le emittenti locali si rendono conto delle trappole che sono state poste ad arte. Ma ormai è troppo tardi: la stanza dei bottoni andava presidiata per tempo…
Tuttavia, la tv digitale non è solo terrestre: esiste quella satellitare, dove domina Sky che dà… i (nuovi) numeri e quella in movimento con Babelgum Mobile, visibile sui cellulari Vodafone in GB, dove, peraltro, si sono fermate le trattative per la vendita delle attività locali di Tiscali e si sta proponendo una inquietante iniziativa censoria nei confronti di Internet.
Nuova bacchettata dell’Agcm sui quiz televisivi e sulla eccessiva disinvoltura dei gestori telefonici; e ciò quando Agcom dà avvio ad un’indagine conoscitiva sui produttori di contenuti nel settore delle comunicazioni elettroniche, a dimostrare che il settore si sta già dividendo in content e network provider ad ogni livello.
Non è mancata la nostra abituale (e gradita dai lettori) ricognizione storica sul mondo dell’emittenza radiotelevisiva: questa settimana abbiamo dato spazio al progetto “Milano”, un’idea presentata nel gennaio 1974 e che avrebbe dovuto debuttare nel settembre di tale anno, ma che fu bruciata dalla storica sentenza 226/1974 del 10 luglio che liberalizzò le tv via cavo.
Sul piano politico, come sempre, si dibatte di riforma della giustizia (esigenza invero improcrastinabile, viste le purtroppo sempre più frequenti infelici iniziative di taluna magistratura requirente) e di intercettazioni, contro la limitazione dell’impiego delle quali si frappone con determinazione la FNSI.
Quanto a Internet, l’informazione online supera (negli USA) la carta stampata quale principale fonte di news, Warner chiede maggiori introiti a YouTube mentre Google fa marcia indietro. La radio, per cui il digitale terrestre sembra afflitto da una maledizione che colpisce ogni formato tecnologico (pure l’IBOC è stato bastonato in Brasile), si fa sempre di più webcentrica colonizzando tematicamente anche Facebook, anche se il vecchio medium comincia a mostrare buoni numeri nella diffusione satellitare indiretta, come indica il successo delle radio di Elemedia su Music On Sky.
Nessuna tregua anche per la stampa: la crisi premia i quotidiani minori e stronca i più grandi. Per Mondadori “Bisogna reinvestire, e molto, sui brand chiave”, in quanto occorre “trovare idee e risorse per migliorare i contenuti persino investendo nell’aspetto fisico del prodotto giornale: nella qualità della carta, ad esempio, o nei formati“. Ma le difficoltà non frenano i giochi di potere, come dimostra la vicenda del Secolo XIX, dove Perrone e Brivio sono giunti a nuova intesa.
Mala tempora currunt. Ma ciò non ci impedisce di augurarvi uno splendido 2009.