Segreti e progetti di Vanity Fair. Più ritmo e non-solo-Hollywood tra i piani del 2008

Per i settimanali femminili il momento non è dei migliori, ma a Vanity Fair questo interessa poco


Nel 2007, il settimanale ha fatto registrare un aumento del 30% dei lettori, per un totale di più di un milione di donne e… uomini (duecentomila in tutto). Vero e proprio fenomeno della Condè Nast, la società editrice guidata da Gianpaolo Grandi, Vanity Fair rappresenta un’eccezione ed un esempio nel panorama editoriale, vantando più di duecentosessantacinquemila copie diffuse (con un aumento del 2% nel 2007) e tante, tantissime entrate pubblicitarie (con una crescita dell’11% nello scorso anno). Tuttavia, il direttore del settimanale, Luca Dini, intervistato da ItaliaOggi, quasi minimizza affermando che «siamo cresciuti costantemente e abbiamo dato fastidio, come è normale. Detto questo, però, […] non vogliamo né possiamo dare lezioni a nessuno, anzi io stesso cerco di realizzare Vanity Fair al meglio, ma non sono sicuro di essere in grado di fare un altro giornale». «Il dato di fatto – aggiunge Dini, con riferimento alla crisi dei settimanali – è che lo straordinario aumento dell’offerta dei mezzi e dell’informazione ha reso i lettori più selettivi, più intelligenti, meno fedeli. Questo significa che si compra meno per abitudine e più per scelta». Tra i vantaggi sulla concorrenza di Vanity Fair troviamo, vi sarebbe, dunque, il fatto che la rivista è più «giovane e nuova» ed attenta al fatto che «le italiane sono interessate a quei temi che spesso non trovano spazio in un femminile classico, ma neanche in un newsmagazine tradizionale, che per la maggior parte affronta i temi dei quotidiani, quelli che ti saltano in faccia, e poi magari non considerano ciò che accade dietro l’angolo». Quanto agli obiettivi per il 2008: innanzitutto, più attualità e reportage dal mondo. Inoltre, più ritmo. Spiega Dini: «La nostra fortuna, che è quella di avere una raccolta pubblicitaria molto ricca, ha un effetto collaterale: ci richiede per gran parte dell’anno filiazioni massicce che impongono un forte aumento della parte editoriale. Con il rischio che ci rimetta il ritmo, la scansione dei servizi, e che il lettore abbia la sensazione di un giornale mattone, difficile da fruire in una settimana. La nostra idea è rendere il giornale più ricco, ma di movimentare la scansione in modo che lo sfoglio diventi più piacevole e abbia più respiro». Soprattutto, Vanity Fair ha tanta voglia di farsi conoscere anche a chi, ancora oggi, lo considera un femminile solo a base di moda e spettacolo, forse a causa delle copertine glamour e di un nome che ricorda inevitabilmente Hollywood. (Mara Clemente per NL)

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