Si è, nuovamente, intensificato il dibattito sulle indagini d’ascolto radiofonico poggiate su un sempre più traballante Tavolo Editori Radio (TER). Ma, questa volta, una sostanziale alleanza tra RAI e RTL 102.5, formatasi sulle pagine di questo periodico, potrebbe portare alla riforma attesa da tanti, troppi, anni. Con o senza TER.
Roberto Sergio (neo a.d. RAI), Flavio Mucciante (direttore di Radio RAI in attesa di nomina formale) e Lorenzo Suraci (presidente di RTL 102.5) sono d’accordo “su tutto“ (parole di Suraci): così non si può andare avanti.
E RAI è pronta ad uscire dal Tavolo Editori Radio da gennaio 2024.
Sine te vacua est mensa mea
Ma la massa di ascolti rappresentata dai due supergruppi radiofonici è sufficiente a imporre il cambiamento?
Dal punto di vista della governance nì. Anche se potrebbe creare non pochi problemi al TER.
Gambe segate al Tavolo
Dal punto di vista sostanziale, invece, la sola uscita di RAI, annunciata per gennaio 2024, salvo un’immediata adozione di cambiamenti, potrebbe segare le gambe al Tavolo.
Le anime del TER
E’ noto che all’interno del TER vi sono visioni ed interessi contrapposti.
I gruppi analogici
Gruppi radiofonici ancorati (invero sempre meno saldamente) a modelli analogici potrebbero subire un vero e proprio tracollo con l’integrale passaggio alla rilevazione elettronica, che, invece, potrebbe premiare chi negli anni ha investito di più verso la omni-canalità (concetto evidentemente più vasto della multipiattaforma) e la diversificazione digitale. E, ovviamente, sul brand, cioè il patrimonio del futuro (totally digital).
Cambiamento. Già avvenuto
Coloro che temono il cambiamento sono generalmente quelli che meno sono pronti ad accettare che esso è già avvenuto. E va solo correttamente fotografato.
Esigenze diverse
Poi ci sono quelli che, purtroppo, contano meno: le emittenti locali. Anime distanti tra loro e verso gli altri.
Del resto, alcuni pontificano, ma nessuno lo dice: le esigenze di rilevazione degli ascolti delle stazioni locali sono differenti da quelle delle nazionali.
Piccolo mondo antico
Già nel piccolo mondo antico del CATI è evidente come le prime non possono prescindere da classifiche d’ascolto verticali, mentre le seconde necessitano soprattutto di analisi orizzontali. Tanto che, secondo alcuni operatori, ben potrebbero – anzi, dovrebbero – esserci due modelli di indagine; se non addirittura rilevazioni proprio distinte.
Scenari
Cosa succederà ora? Gli scenari sono tre, ma le conseguenze due.
1
Il primo, è che lo stallo continui. Ipotesi che condurrebbe all’uscita di RAI dall’indagine, con conseguente crollo della credibilità del TER ed immediata partenza di una rilevazione parallela, cui probabilmente aderiranno altri player. Risultato: progressiva marginalizzazione del Tavolo Editori Radio, con inevitabile collasso, come per Audiradio.
2
Il secondo, è che vengano introdotte modifiche non sostanziali all’indagine, con finalità meramente dilatorie. Il risultato sarebbe quello della prima ipotesi, solo con un tempo (un poco) più lungo.
3
L’ultimo, è che il TER venga rivoltato come un calzino e che, divenga, finalmente, una rilevazione moderna adatta a dare la dignità che il mezzo radiofonico italiano esige.
Paradossalmente, questa, è la più difficile da conseguire.
P.s.
Qualche settimana fa abbiamo chiesto al TER un confronto su NL. Devono ancora darci una risposta.