Petruccioli-show, davanti alla Commissione lavori pubblici del Senato, lo scorso giovedì 21 giugno. Il Presidente della Rai (foto), intervenuto in merito al futuro dell’azienda radiotelevisiva di Stato, specie in relazione al ddl Gentiloni (che prevedrebbe, tra le altre cose, una separazione tra un ramo della società finanziata dal canone ed un’altro dalla pubblicità), non ha risparmiato battute contro coloro (tanti, tantissimi) che ritengono la Rai un’azienda in crisi, sia economica che di idee. “La tv pubblica non è né un carrozzone né un’azienda in crisi” – ha affermato Petruccioli – “ha moltissimi problemi connessi con la proiezione verso il futuro ma può affrontarli partendo da una situazione solida”. Poi, parlando dei conti (da troppo tempo in rosso): “La situazione finanziaria è stabile, la Rai non ha un euro di debito (?), inoltre non sono all’orizzonte ridimensionamenti d’organico. Di questo si tratta, non di un declino, o peggio, di uno sfascio”. Insomma, problemi legati al futuro (e non al presente?) ma niente drammi. Il Presidente della Rai, con queste affermazioni, ha voluto rispondere ai “giudizi liquidatori e sprezzanti di questi giorni”, secondo i quali l’azienda si troverebbe in una situazione di crisi irreversibile. Poi è passato all’argomento sul quale era stato invitato ad esprimersi: il futuro dell’azienda di Stato in relazione ai cambiamenti che potrebbe apportarvi il disegno di legge del Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. Petruccioli lo ha definito “coerente e giusto”, sottolineando la proficuità della creazione di una società per azioni, gestita da un amministratore delegato e non più dal direttore generale. Si aprirebbero, quindi, nuove prospettive per l’assetto dirigenziale dell’azienda di Stato. Ma attenti alle possibili guerre intestine che potrebbero svilupparsi per la corsa alle nuove “poltrone”. (Giuseppe Colucci per NL)