Pareva piuttosto improbabile che, dopo un ottimo 2006 sul piano degli investimenti pubblicitari, i primi tre mesi del 2007 avessero fatto registrare un calo così brusco e così inaspettato. La società di rilevazioni Nielsen media research, infatti, aveva dato in pasto ai media dati che parlavano di un crollo del 3,5% degli investimenti pubblicitari nel comparto radiofonico, dati che da subito avevano fatto pensare ad un possibile errore. Gli stessi dati, forniti da alcune concessionarie pubblicitarie che curano gli investimenti in alcuni dei maggiori network radiofonici nazionali del Paese, avrebbero smentito quanto sostenuto da Nielsen. Manzoni, che ha in concessione la raccolta di Deejay, Capital ed m2o, ha chiuso il primo trimestre dell’anno (nel settore radio) con un +8,7%, che lascia poco spazio ad eventuali smentite; Radio & Reti (che raccoglie, tra le altre, per Kiss Kiss e Radio Italia) è cresciuta del 3%, così come Nove Nove (Rmc 1 e 2, 105, Play Radio) registra addirittura un +15%. Per non parlare, poi, del +10% di Rds, del +8% di Rtl 102.5 e, dato incredibile, del +27% di R101, un vero e proprio plebiscito. Come si spiega, allora, il calo di fatturato pubblicitario segnalato da Nielsen? La società di rilevazioni opera tramite un monitoraggio che prevede un panel di 16 emittenti, inclusa la Rai, teso a calcolare spazio e tempo che la radio dedica alla pubblicità. La tesi che il quotidiano “ItaliaOggi” – che si è occupato della vicenda in un paio di occasioni la scorsa settimana – fornisce sul qui pro quo venutosi a creare tra concessionarie e società di rilevazioni riguarda i listini lordi che le stesse concessionarie fornirebbero circa gli spazi che ogni emittente riserva alla pubblicità. Esisterebbe, poi, un criterio di “nettizzazione” di tali valori, dovuto agli sconti concessi dalle concessionarie ai propri clienti. Secondo il quotidiano d’informazione economica “probabilmente Nielsen sta usando dei criteri d’abbattimento dei listini prezzi che potevano andare bene in passato ma che, ultimamente, risultano eccessivi: nel senso che gli sconti concessi ai clienti, ora, non sono più così grandi come alcuni anni fa”. Ed ecco che, quindi, Nielsen, stimerebbe il mercato pubblicitario radiofonico molto meno ampio di quanto questo in realtà non sia. Addirittura, i vertici di Rtl 102.5 sostengono che, secondo i dati Nielsen, il valore del mercato sarebbe inferiore del 50% rispetto alla sua reale entità. In tal caso, se così fosse, più della metà delle radio avrebbero chiuso i battenti da tempo. (Giuseppe Colucci per NL)