Mosca – La notizia bomba la dà il Guardian, spiegando che otto giornalisti del Russian News Service hanno deciso di dimettersi, dichiarandosi in aperto contrasto con le direttive sulla stampa emanate e rafforzate negli anni da Vladimir Putin, il presidente del Cremlino.
La loro posizione, infatti, è di non voler soggiacere a direttive che impediscono di parlare o intervistare i leader dell’opposizione, come l’ex campionissimo di scacchi Garry Kasparov, od obbligano a dare “notizie positive” per almeno metà di quanto pubblicato.
Il giornale britannico ricorda anche come il Cremlino sia stato messo sotto pressione di recente dall’Unione Europea, in particolare dal cancelliere tedesco Angela Merkel, secondo Kasparov il primo leader occidentale ad aver presentato il conto a Putin sul piano della libertà di stampa e i diritti umani più in generale. E nelle scorse ore un drappello di circa 300 persone ha manifestato per la libertà di parola a Mosca.
Quanto accaduto va però messo anche in relazione alla sempre maggiore importanza che in Russia stanno assumendo le informazioni non controllate che circolano su Internet: come accade in molti altri paesi in cui il controllo della stampa da parte del Governo è serrato, si pensi all’Egitto, la professionalità dei giornalisti inevitabilmente asserviti alle necessità del potere ne esce seriamente danneggiata. Che il governo russo consideri Internet una minaccia non è peraltro una novità: da anni spinge per trovare nuove e più efficaci modalità di censura della rete.
È interessante in questo senso rilevare che proprio ieri il Governo cinese, per la prima volta, abbia annunciato una retromarcia nella stretta contro i blogger: non saranno più obbligati a presentarsi con nome e cognome nei propri spazi web, vengono ora semplicemente incoraggiati a “darsi una regolata”.