Un vetro per schermare le onde elettromagnetiche e un rapporto sulle loro criticità. Progetti e numeri in due giornate dedicate all’inquinamento elettromagnetico, "anche per sfatare miti e paure infondati". Li ha presentati l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ex Apat). Lo sviluppo delle reti di telefonia mobile e della domanda di servizi in mobilità ha portato negli ultimi anni a un costante aumento del numero di impianti di trasmissione (stazioni radio base, Srb). Il consumo medio annuo di una Srb è uguale a circa 35mila chilowattora, associabile al consumo medio di dieci famiglie. In Italia sono presenti circa 60mila Srb, quindi il consumo medio annuo totale di tutti gli impianti di trasmissione presenti sul territorio è pari a circa 2,1 miliardi di chilowattora l’anno. Che valgono lo 0,7 % dell’intero consumo elettrico nazionale. Ora, in termini di impatto economico e ambientale sul territorio, il tutto si può tradurre in circa 300 milioni di euro di bolletta energetica annua a carico dei gestori e circa 1,2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno immesse in atmosfera. Sono questi i dati emersi dall’analisi dei consumi energetici di una stazione radio base. Per ridurre questi consumi, e contenere l’impatto ambientale degli stessi impianti, l’Ispra ha studiato alcune soluzioni basate sull’utilizzo di energie da fonti rinnovabili (pannelli fotovoltaici, eolico). In particolare, l’utilizzo di queste soluzioni – se le caratteristiche del sito ne permettono l’applicazione – "possono arrivare a produrre ognuno il 15% dell’energia annuale che serve per alimentare un impianto Srb", spiegano i ricercatori. I prototipi, basati sull’utilizzo di un vetro in grado di schermare l’elettrosmog a radiofrequenza, hanno fornito una percentuale di abbattimento di questi campi elettromagnetici fino al 98%. Insomma, secondo i tecnici dell’Istituto che hanno condotto gli studi con il Centro di ricerca per le nanotecnologie applicate all’Ingegneria dell’università la Sapienza di Roma, non è più un’utopia schermare le onde elettromagnetiche. Ma "la natura stessa dei campi elettromagnetici, la mancanza di una loro percezione a livello sensitivo, le loro complesse caratteristiche fisiche, insieme alla difficoltà di capire i meccanismi di interazione con il corpo umano, li fanno percepire come qualcosa di ostile da parte di chi non è esperto del settore", garantisce il commissario dell’Ispra, Vincenzo Grimaldi. Questo, secondo il commissario, fa crescere "l’esigenza di incrementare gli strumenti più opportuni per garantire ai cittadini una corretta informazione a riguardo". (da www.gevam.it fonte: E-gazette www.e-gazette.it)