Roma – “Il sindaco di Firenze Leonardo Domenici e l’assessore Graziano Cioni hanno dato mandato di querelare per diffamazione e calunnia l’enciclopedia Wikipedia”. Questi i titoli d’agenzia che nel weekend hanno scosso la rete italiana, notizie secondo cui una bufala apparsa sulle pagine di Wikipedia nella voce relativa a Domenici avrebbe spinto il sindaco del capoluogo toscano ad adire le vie legali.
In buona sostanza, alla voce relativa al sindaco veniva descritta nei dettagli una calunnia che, come hanno avuto modo di spiegare gli interessati, è già stata oggetto di un rinvio a giudizio e di una condanna. Si trattava, dunque, della reiterazione della descrizione di un fatto fasullo, all’apparenza costruito ad arte per danneggiare la reputazione e l’immagine di sindaco ed assessore. Bufale di questo tipo abbondano in rete, su forum e siti di ogni genere, a volte persino in video pubblicati online sui portali di video-sharing, e non sorprende dunque che possano apparire anche su Wikipedia. Come noto, infatti, l’enciclopedia collaborativa non effettua un controllo preventivo su quanto viene immesso: similmente a molti altri progetti collaborativi e portali di sharing dei contenuti, delega in modo trasparente alla comunità dei suoi contributori il lavoro di modifica e rimozione, o blocco temporaneo, delle voci controverse o di quei testi che possano essere considerati inesatti, inadatti o, appunto, calunniosi e diffamanti.
La notizia che il sindaco di una delle maggiori città italiane potesse davvero aver deciso di denunciare Wikipedia ha inevitabilmente colpito subito la comunità che si stringe attorno alla celebre enciclopedia, mentre la notizia finiva anche su Slashdot. Grazie alla pronta reazione dei supporter, in brevissimo tempo ci si è determinati a rimuovere tutti i contenuti potenzialmente offensivi.
Difficile dire se questo basterà ad evitare che gli esponenti politici presi di mira dalla bufala procedano con le proprie denunce, ma da fonti di Wikimedia Italia ancora sabato arrivava conferma che nessuna denuncia era stata ricevuta.
Va poi detto che, come da policy, Wikipedia può fornire l’IP di chi ha pubblicato quelle righe, IP che la magistratura competente potrà utilizzare per tentare di individuare l’autore di quei testi e portarlo così dinanzi alle sue responsabilità legali. Va da sé, dunque, che anziché di una “denuncia contro Wikipedia”, si sarebbe fin da subito dovuto parlare di una querela contro ignoti, persone a cui potrebbe corrispondere quell’indirizzo IP. Difficile ritenere che i delegati del sindaco e dell’assessore possano a questo punto rivolgere la propria attenzione contro l’enciclopedia.
Tanto più che nel caso specifico è assai probabile che si possa risalire all’autore piuttosto facilmente. Come osservano gli stessi utenti di Wikipedia, apparentemente chi ha pubblicato quelle frasi calunniose lo ha fatto “poche settimane fa dalla Biblioteca di documentazione pedagogica di Via Buonarroti a Firenze (…) Se, come è previsto dalle norme al riguardo, la biblioteca chiede l’identità agli internauti… bene, come sta scritto nella casella di modifica, La responsabilità civile e penale su quanto stai per inviare resterà inderogabilmente di chi le ha inserite. Nel caso invece in cui non sia richiesto un documento per usare i terminali della biblioteca, credo che la responsabilità sia della biblioteca, che se non sbaglio è gestita dallo stesso comune di Firenze…”
Non è certo la prima volta che Wikipedia in Italia deve vedersela con accuse di diffamazione ma questa volta molti si sono chiesti, anche tra coloro che supportano e contribuiscono allo sviluppo dell’enciclopedia, quanto avesse influito sulla probabile denuncia la scarsa conoscenza del mezzo, Wikipedia appunto, e quanto invece si possa fare contro certi contributi controversi, o addirittura calunniose bufale, talvolta pubblicati e non sempre rimossi immediatamente dalla comunità. Un dibattito rilanciato oggi ma che corre in realtà parallelo da anni allo sviluppo di Wikipedia e che non sembra certo destinato ad esaurirsi con i fatti di queste ore andando a toccare da vicino il senso stesso di una pubblicazione come quella dell’enciclopedia collaborativa, una delle più singolari e partecipate esperienze culturali in Internet.