La decisione del premier francese scontenta aziende e opinione pubblica. E ora è necessario un milardo per non lasciar morire France Télévision.
É passato poco piú di un mese dall’annuncio-shock del premier francese Nicolas Sarkozy circa il taglio graudale della pubblicità dalla tv pubblica, e giá tutto lascia presagire una disfatta. Arrivata all’improvviso, infatti, la decisione sembra essere stata presa un po’ troppo frettolosamente, e non studiata attentamente. E i più maligni iniziano giá a pensar male. Per prima cosa, la tv francese, seppur i francesi siano sempre con il dito puntato ad ogni defaiance, non è certo invasa dagli spot pubblicitari, specie se si prende l’Italia come metro di paragone. Una decisione così drastica, presa, a quanto dice Sarkozy, per svincolare la trasmissione dei programmi dalle logiche d’ascolto, potendo così puntare maggiormente sulla qualità, non sembra comunque incontrare la reale situazione televisiva d’oltralpe. In secondo luogo, come c’era d’attendersi, l’annuncio ha provocato l’ira delle aziende, che hanno visto stracciarsi contratti milionari con la tv di Stato, ed anche dell’opinione pubblica, non troppo convinta della genuinità della scelta. La gente, infatti, in un recente sondaggio ha espresso il proprio disappunto, schierandosi per oltre il 50% contro la scelta dell’esecutivo, che cancellerebbe la pubblicità da due delle tre reti pubbliche, obbligandosi automaticamente a privatizzare la terza. In particolare, i votanti hanno espresso indirettamente il proprio malcontento per una misura che, se da una parte priverà della pubblicità un tv pubblica ben bilanciata e non invasa dagli spot, dall’altra parte non solo porterà a privatizzare una delle tre reti, ma provocherà un’ondata di spot sulle reti private, che si arricchiranno notevolmente, abbassando il livello della propria programmazione, vittime (ma felici) delle logiche degli ascolti più di quanto lo siano oggi. Sarkozy, quindi, con un sol colpo provocherebbe la disfatta e, di fatto, l’impoverimento della tv pubblica, arricchendo gli avversari privati. E secondo i suoi detrattori questa mossa sarebbe dettata da precisi interessi di alcuni “amici” del premier. Se pare, comunque, pressoché certa la svendita di una delle reti pubbliche (la rete d’informazione regionale di France 3, con i suoi 800 dipendenti, sarebbe ceduta ad alcune grandi testate nazionali), con l’aumento del deficit che la mancanza di pubblicità provocherà, la tv di Stato si troverà costretta, in futuro, a svendere pezzi sempre più ingenti di serivio pubblico ai privati. É quanto sostiene, dal suo portale internet, l’ex direttore di “Le Monde”, Edwy Plenel. Dove Sarkozy troverà i soldi per finanziare questa iniziativa? Se gli interessi elettorali (tra un mese circa ci saranno le amministrative ed il gradimento in calo per il premier francese non lascia presagire buoni risultati per la destra) impediscono a Sarkozy di mettere mano al canone (che, con 116 euro, è comunque uno dei più bassi d’Europa), da qualche parte si dovranno pure trovare i soldi necessari a bilanciare le perdite provenienti dai mancati investimenti pubblicitari. Si calcola, infatti, che serviranno circa 750 milioni di euro per ovviare ai mancati investimenti, più circa 300 milioni da investire in programmi che sopperiranno alla mancanza di pubblicità in termini di palinsesto. Programmi che, secondo quanto assicura Nicolas Sarkozy, saranno d’altissima qualità. Vedremo. (G.M. per NL)