Per ora l’unica regione all-digital è la Sardegna. Solo lì, quindi, si possono tirare le somme del traghettamento analogico. E chi pensava che tutto rimanesse inalterato deve ricredersi, perché qualche sorpresa su cui riflettere c’è. La prima ponderazione è sul piano tecnico: col fatto che con il DTT o si vede un programma oppure no (a differenza dell’analogico, che permette una visione anche graduata sul piano qualitativo), le emittenti meno dotate tecnicamente sono state castigate. E’ questo il caso di La 7, crollata negli ascolti nientemeno che del 50 % (elaborazione dati Italia Oggi). Accade però (seconda considerazione) che un multiplexer può diffondere, per natura, più programmi, logicamente con la stessa qualità. Tale circostanza ha consentito a canali nuovi, o relativamente recenti, di ottima fattura, come Rai 4 e Boing, di elevarsi speditamente nelle abitudini degli ascoltatori, magari a danno di emittenti storiche (come Italia 1), che a questo punto viene il dubbio che fossero seguite più per inerzia che per determinazione, forse grazie all’ottimo servizio analogico ed alla storica presintonizzazione. Tale fenomeno trova parziale conferma anche sul fronte dei canali nazionali generalisti: l’era digitale sarda ha lasciato pressoché integro lo share di Rai 1, ha premiato (pur di poco) Rai 2, ma ha in qualche misura penalizzato Rai 3, Canale 5 e Rete 4. Una situazione che non va affatto bene sul piano commerciale, perché, ove si continuasse così, imporrebbe una revisione al ribasso dei listini delle tv ammiraglie senza poter puntare, nell’immediato, sul ritorno di prodotti in fase di start-up. In compenso (terza valutazione) il satellite, cioè il vero antagonista del DTT, ha aumentato la sintonizzazione in regione di quasi l’11%. Ma quest’ultima non è una sorpresa.